domenica, Luglio 13, 2025

L’idea di un terzo partito negli Stati Uniti, un modello mai decollato

L’uomo più ricco del mondo ha fondato un nuovo partito politico che aspira all’80% dei voti “nel mezzo”. L’ America Party di Elon Musk nasce dalle sua frustrazione contro le eccessive spese del governo e contro quel Donald Trump che prima ha appoggiato senza se e senza ma, e dal quale poi ha preso le distanze a causa del ‘big beautiful bill’, la legge di bilancio varata dal presidente.L’ ambizioso progetto del miliardario, non nuovo a sfide ritenute impossibili, è destinato però a incontrare non poche difficoltà. Pur aleggiando da decenni, l L’idea di un terzo partito negli Stati Uniti infatti non è mai decollata. I partiti politici al di fuori del tradizionale bipolarismo esistono da tempo ma il loro appeal è sempre stato limitato, anche a causa di un sistema elettorale basato sul principio del “chi vince prende tutto’” che non favorisce i partiti terzi. L’ultima volta che un candidato non repubblicano e non democratico ha ottenuto dei voti dei grandi elettori è stato nel 1968, quando cinque stati del sud furono conquistati dal candidato del partito indipendente George Wallace. Nel 1992 il miliardario Ross Perot ottenne quasi il 19% del voto popolare ma neanche un grande elettore. Nel 2000 Ralph Nader scese in campoper le presidenziali per il partito dei verdi: la sua candidatura, secondo molti osservatori, ha contribuito al testa a testa fra George W. Bush e Al Gore, con la Corte Suprema costretta a intervenire consegnando di fatto la vittoria a Bush. La tentazione di rompere il sistema bipartitico americano è comunque di ben più vecchia data. Dopo sette anni da presidente fra il 1901 e il 1908, il repubblicano Theodore Roosevelt decise di ricandidarsi nel 1912 per sfidare William Taft, colui che aveva scelto come suo successore. Roosevelt non conquistò la nomination repubblicana e così decise di formare il partito progressista, noto come ‘Bull Moose’. Alla fine al corsa alla Casa Bianca andò al democratico Woodrow Wilson: Taft ottenne il 23% dei voti popolari e Roosevelt il 27% e otto voti dei grandi elettori, divenendo il candidato di un terzo partito più di successo della storia americana. Lo scarso appeal dei terzi partiti negli Stati Uniti è comunque solo uno degli ostacoli che Musk si trova ad affrontare. La lista è lunga e include anche le regole statali e della Federal Election Commission per la registrazione. Se i soldi non appaiono un problema, a sollevare dubbi sulla riuscita del progetto è il temperamento del miliardario, noto per i suoi obiettivi ambiziosi e per le richieste incessanti al suo staff. Stakanovista per eccellenza, il patron di Tesla si troverà a dover tollerare un processo lungo e complicato per riuscire a inserire i suoi candidati nelle liste elettorali. I requisiti da soddisfare sono infatti molti e hanno già messo a dura prova molti candidati di terzi partiti. Durante le elezioni presidenziali del 2024 nessun candidato di parti terze è riuscito a comparire nelle schede elettorali di tutti e 50 gli stati. Non ce l’ha fatto Jill Stein del partito dei verdi e non ce l’ha fatta neanche Robert F. Kennedy Jr. Il rampollo di quella che è una delle famiglie più blasonate alla fine ha appoggiato Donald Trump invitando i sostenitori a ignorare il suo nome nelle schede degli stati in cui era riuscito a essere inserito.

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