Dove finisce la cronaca, inizia la leggenda. E oggi, in quel di Cerveteri, l’antica città degli etruschi e dei silenzi collinari, si consuma una svolta che ha più del mitologico che del mondano: l’unione tra Città di Cerveteri e Borgo San Martino è cosa fatta. E come ogni sodalizio che si rispetti – soprattutto in terra italica dove il pallone è più fede che sport – nasce sotto il segno di una sigla: Cerveteri NBSM. Ovvero Nuovo Borgo San Martino. Una di quelle alchimie che fanno storcere il naso ai romantici e brillare gli occhi ai pianificatori. L’operazione, che in altre epoche si sarebbe detta “fusione per incorporazione”, oggi assume il profilo di una scelta coraggiosa. Una razionalizzazione, come direbbero gli economisti. Una sinergia, se vogliamo affidarci al vocabolario del managerismo. In realtà è soprattutto un’alleanza per sopravvivere, ma anche per sognare. Andrea Lupi, presidente che pare uscito da un romanzo di Pratolini più che da un consiglio d’amministrazione, lo dice chiaramente: “L’unione fa la forza”. E nei tempi grami che corrono, con le casse vuote e gli spalti sgonfi d’entusiasmo, l’unione è più che mai l’unico verbo coniugabile al presente e al futuro. Il Grande Impero, main sponsor che già nel nome richiama conquiste e panificazioni storiche, sarà il patron silenzioso e generoso. Un mecenate moderno che, anziché riempire salotti televisivi, preferisce vedere crescere il vivaio e sudare le maglie verdi – o gialloblù, si vedrà – sui campi polverosi della Promozione. In panchina siede ancora mister Marco Ferretti, uno di quei tecnici che sa più di campanile che di lavagna tattica. Aspetta rinforzi, ma soprattutto chiarezza. Perché l’estate, come si sa, è lunga e ingannatrice. E la rosa, per quanto promettente, ha bisogno di concretezza, di fatica, di nomi e gambe. Ora tocca al campo. E il campo non perdona. Ma nemmeno dimentica. Cerveteri NBSM, questa nuova creatura del football minore (che poi tanto minore non è), nasce con il peso dolce delle attese. E con l’amara certezza che il calcio, qui, è ancora una faccenda da uomini veri. Non da algoritmi. Non da profili social. E neanche da plusvalenze. Che la sfida abbia inizio, dunque. E che i Lupi – di nome e di fatto – sappiano correre insieme, evitando gli ululati sterili delle polemiche e cercando, piuttosto, la bellezza del gioco. Anche in Promozione, sì. Anche lì, se Dio vuole, si può ancora giocare a pallone.






