Un ordigno rudimentale, potenzialmente in grado di esplodere, è stato ritrovato nei pressi dell’abitazione della famiglia di Elvis Demce, noto alle cronache giudiziarie come figura centrale del narcotraffico nella Capitale e nella zona dei Castelli Romani. Il ritrovamento, avvenuto la scorsa settimana, getta nuove ombre sul clima già teso attorno agli ambienti criminali della periferia romana. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, il congegno è stato scoperto il giorno successivo all’esecuzione dell’ultima ordinanza di custodia cautelare a carico di Demce, attualmente detenuto da tempo ma di nuovo raggiunto da un provvedimento restrittivo nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati. L’operazione ha coinvolto altre cinque persone, tutte ritenute componenti di un sodalizio criminale attivo nel traffico di sostanze stupefacenti. L’ordigno — secondo una prima analisi degli artificieri — appariva artigianale, ma costruito con modalità e materiali che ne avrebbero potuto causare l’esplosione. Il manufatto era stato posizionato in un punto sensibile, non lontano dall’ingresso della casa di famiglia di Demce, situata in una zona residenziale frequentata anche da bambini e persone anziane. L’intervento degli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche ha permesso di disinnescarlo in sicurezza, evitando possibili conseguenze drammatiche. Le indagini proseguono a ritmo serrato: gli inquirenti non escludono alcuna pista, dall’intimidazione interna agli ambienti criminali, a un messaggio trasversale inviato da gruppi rivali, fino all’ipotesi — più remota — di una vendetta personale. Sul luogo del ritrovamento non sarebbero stati rinvenuti messaggi né rivendicazioni, ma gli investigatori starebbero esaminando le immagini di videosorveglianza della zona e raccogliendo testimonianze dei residenti per risalire a eventuali presenze sospette. Elvis Demce, di origini albanesi, è considerato uno degli elementi di maggior rilievo nella galassia dello spaccio romano. Già detenuto per precedenti reati legati al traffico di droga, è stato nuovamente arrestato nell’ambito di un’indagine che ha svelato un fitto intreccio di affari illeciti tra la Capitale e i Castelli. L’ordigno ritrovato rappresenta un segnale inquietante in un territorio già segnato da faide e regolamenti di conti. Le forze dell’ordine, intanto, hanno rafforzato la sorveglianza nella zona e mantenuto il massimo riserbo sugli sviluppi dell’inchiesta. L’intera comunità, ancora scossa per l’accaduto, resta in attesa di chiarimenti, mentre si moltiplicano gli interrogativi su chi abbia voluto colpire — simbolicamente o materialmente — la famiglia del boss.






