Il destino della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord torna a far discutere e ad alimentare timori. Se fino a pochi mesi fa sembrava ormai certa la chiusura dell’impianto entro il 2025, come previsto dal piano di transizione energetica, un nuovo sviluppo a livello politico rischia di rimettere tutto in discussione. In Parlamento, infatti, Forza Italia ha presentato un ordine del giorno che chiede di rinviare il phase-out del carbone a livello nazionale. Una proposta che, se approvata, comporterebbe la proroga delle attività fino al 2038, vanificando un percorso che amministrazioni locali e cittadini aspettano da anni. Il progetto di dismissione della centrale, voluto dalla precedente amministrazione di centrosinistra, era stato salutato come un passo concreto verso la decarbonizzazione e la transizione verde. La chiusura dell’impianto non rappresentava solo un obiettivo ambientale, ma anche un’opportunità di rilancio economico e occupazionale, con la possibilità di attrarre investimenti legati alle energie rinnovabili. Oggi però la prospettiva cambia. Le rassicurazioni del ministro competente, che ha parlato di “misure temporanee”, non convincono cittadini e ambientalisti: la proroga prospettata fino al 2038 appare tutt’altro che provvisoria. Per Civitavecchia e per il suo hinterland, dove il peso delle politiche energetiche si è tradotto per decenni in criticità ambientali e sanitarie, il ritorno al carbone sarebbe vissuto come un passo indietro. “Abbandonare il piano di transizione significherebbe minare ancora la salute dei cittadini e rinunciare a preziose opportunità di lavoro – sostengono associazioni e amministratori locali –. Le conseguenze ricadrebbero non solo sulla città, ma sull’intero territorio”. Il dibattito è destinato a crescere nei prossimi mesi: da un lato la necessità di garantire approvvigionamento energetico in un contesto internazionale incerto, dall’altro la volontà di non tradire la promessa di una svolta verde attesa da tempo. Una partita che va ben oltre i confini di Civitavecchia e che rappresenta un test cruciale per la politica energetica italiana.
Centrale a carbone di Civitavecchia, il piano di chiusura entro il 2025 rischia lo stop
