Anove anni dal terremoto di Amatrice, che il 24 agosto 2016 devastò il borgo e altri comuni del Centro Italia, il sindaco Giorgio Cortellesi ha annunciato una decisione senza precedenti: le istituzioni non saranno invitate alle celebrazioni ufficiali. “Chi vorrà intervenire lo farà esclusivamente a titolo personale”, ha dichiarato il primo cittadino, spiegando le motivazioni: da un lato il rispetto del dolore privato dei cittadini, che in questi anni hanno spesso vissuto le commemorazioni come passerelle istituzionali; dall’altro un segnale politico, dopo le tante promesse non mantenute sul fronte della ricostruzione.
Tra le criticità evidenziate da Cortellesi:
la mancata risposta della Regione Lazio sui tavoli dedicati alla questione dell’Istituto Alberghiero; i ritardi nella rendicontazione del Cas (Contributo di autonoma sistemazione), con il Comune che ha anticipato 8 milioni di euro dalle donazioni, oggi esaurite; la presenza di 80 Sae libere che necessiterebbero di riqualificazione, per un costo stimato di 900mila euro, in attesa di copertura regionale; le difficoltà per le famiglie, con affitti calmierati che coprono solo la metà dei costi e un numero ancora ridotto di case ricostruite. Sul fronte della ricostruzione, i numeri fotografano un percorso ancora lungo: avanzamento complessivo al 40%; 120 appartamenti già consegnati; 610 cantieri privati aperti; 765 pratiche decretate dall’inizio del sisma e 215 in istruttoria; per gli edifici pubblici: 2 interventi conclusi, 7 in corso; 537 Sae totali, di cui 456 abitate e 81 liberate. Il sindaco ha sottolineato come il Comune non possa ulteriormente indebitarsi per coprire costi che spetterebbero a istituzioni superiori: “Non posso indebitare l’ente. Servono risposte concrete, non altre attese”. La decisione di escludere gli inviti ufficiali è dunque un gesto forte, che intende riportare l’attenzione sul percorso di ricostruzione di Amatrice e sugli impegni ancora inevasi da parte delle istituzioni.