martedì, Dicembre 23, 2025

Porto di Civitavecchia, allarme Asamar: “Frontiera a rischio collasso, servono più risorse subito”

Un porto di livello mondiale con una frontiera a singhiozzo. È questa la denuncia lanciata da Asamar Lazio, che torna a puntare i riflettori sulla gestione dell’Ufficio di Frontiera del porto di Civitavecchia, evidenziando criticità che rischiano di compromettere non solo la regolarità delle operazioni quotidiane, ma anche la competitività dello scalo nel settore crocieristico internazionale. Secondo l’associazione degli agenti marittimi, il problema principale resta la cronica carenza di personale. Troppo spesso, spiegano da Asamar, l’Ufficio di Frontiera è costretto a chiudere in determinati giorni, concentrando le poche risorse disponibili sui traffici extra-Schengen e sulle altre attività inderogabili. Una gestione a intermittenza che, oltre a creare rallentamenti nei controlli dei passeggeri, rende impossibile in alcuni casi lo sbarco degli equipaggi soggetti a visto di transito, con pesanti ricadute operative per le compagnie di navigazione e per l’intera filiera logistica. A complicare il quadro c’è il fatto che, a differenza dell’aeroporto di Fiumicino, la frontiera di Civitavecchia non è attiva 24 ore su 24. I turni iniziano alle 7 del mattino, il contratto non prevede straordinari e, quando in passato alcuni operatori hanno prestato servizio aggiuntivo su base volontaria, non sono mancati contrasti con i sindacati. Le difficoltà si fanno ancora più evidenti nei giorni di massima affluenza, quando migliaia di passeggeri extra-Schengen devono sottoporsi alla timbratura del passaporto. In assenza di un organico sufficiente, i tempi di attesa diventano ingestibili e il rischio di disagi per i turisti in arrivo o in partenza si moltiplica. L’orizzonte, inoltre, non appare rassicurante: con l’imminente introduzione del nuovo sistema europeo EES (Entry/Exit System), che imporrà controlli biometrici e procedure più complesse e lunghe, il carico di lavoro rischia di diventare insostenibile senza un immediato potenziamento delle risorse e delle infrastrutture. «Non intendiamo puntare il dito contro l’Ufficio di Frontiera – ha dichiarato Barbara Carabetti, presidente di Asamar Lazio, vicepresidente Federagenti e presidente della Commissione Crociere Italia – che ogni giorno svolge un lavoro encomiabile, cercando di “tappare i buchi” nonostante condizioni proibitive. Ma è evidente che senza un supporto deciso delle istituzioni la situazione rischia di diventare insostenibile, con effetti immediati sulla regolarità delle operazioni e sul futuro del traffico crocieristico». Un futuro che, ricordano da Asamar, riguarda un’infrastruttura di livello internazionale: Civitavecchia è il primo porto passeggeri del Mediterraneo e il quinto scalo crocieristico al mondo. «È impensabile – hanno concluso da Asamar – che un hub di tale rilevanza internazionale si ritrovi con un sistema di controllo dei confini a intermittenza. È urgente che Governo e Ministeri competenti trovino rapidamente una soluzione strutturale, garantendo organici adeguati e turnazioni compatibili con il ruolo strategico dello scalo». Se non arriveranno risposte rapide, il rischio è che l’immagine e l’operatività di Civitavecchia subiscano un duro contraccolpo, proprio in una fase in cui la crocieristica continua a registrare numeri da record.

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