Arrivano in pronto soccorso con lividi, traumi e sguardi impauriti. Hanno in media appena 11 anni e spesso la violenza arriva da chi dovrebbe proteggerli. È il drammatico quadro che emerge dai dati diffusi dall’ospedale Sant’Andrea di Roma, dove il team del Codice Rosa lancia un nuovo allarme sul crescente numero di minori vittime di violenza. «I numeri sono in aumento e destano profonda preoccupazione tra noi operatori», afferma Marzietta Montesano, referente del team multidisciplinare del Codice Rosa del nosocomio romano. «Dietro ogni caso c’è una storia familiare complessa, spesso segnata da disagio, paura e silenzi». Secondo i dati raccolti dal pronto soccorso del Sant’Andrea, dal 2020 ai primi mesi del 2025 si sono registrati 55 casi di violenza su minori. Nel 58,2% delle situazioni le vittime sono bambine, mentre l’età media è di poco superiore agli 11 anni. Nel dettaglio, il 46,3% dei piccoli ha subito violenze fisiche, spesso per mano di un genitore. Il 27,3% è stato esposto a violenza assistita, costretto cioè ad assistere a episodi di maltrattamento tra familiari, una forma di trauma psicologico che lascia ferite profonde. Preoccupante anche il 14,5% dei casi di violenza sessuale, mentre episodi di abusi verbali o bullismo rappresentano rispettivamente il 5,5% e il 3,6% del totale. Un trend che, secondo gli esperti, ha subito una forte impennata a partire dal periodo del lockdown, quando l’isolamento domestico ha spesso aggravato tensioni familiari e ridotto le possibilità di chiedere aiuto. Il Sant’Andrea, attraverso il Codice Rosa, continua a rappresentare un punto di riferimento nella rete di protezione dei minori, attivando interventi psicologici, sociali e legali per accompagnare i piccoli e le loro famiglie in percorsi di recupero e tutela. Un lavoro silenzioso ma essenziale, che racconta l’altra faccia della violenza: quella che si consuma tra le mura di casa, lontano dai riflettori, e che colpisce i più indifesi.