venerdì, Novembre 21, 2025

Hamas non restituisce le salme degli ostaggi. Israele chiude il valico di Rafah


Israele ha chiuso oggi e domani il valico di Rafah e ridotto gli aiuti umanitari a Gaza fino a quando Hamas non restituirà le salme degli ostaggi uccisi. La misura era stata caldeggiata dall’apparato di sicurezza, secondo cui non sarebbe in corso alcun tentativo significativo da parte di Hamas di localizzare i corpi.  Secondo funzionari militari, il gruppo militante palestinese possiede informazioni sulla posizione di molti degli ostaggi deceduti, e non solo dei quattro che sono stati restituiti ieri. L’apertura del valico di Rafah era prevista nei prossimi giorni nell’ambito dell’attuazione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Le salme di 45 palestinesi deceduti sono  arrivate al Nasser Medical Complex, dopo essere state trasferite da  Israele dal Comitato internazionale della Croce Rossa, nel contesto  dell’annunciato accordo con Hamas per un “cessate il fuoco”. Lo hanno  confermato dall’Ospedale Nasser alla Cnn.
Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi scrive a Steve Witkoff, inviato di Donald Trump, mettendo nero su bianco tutti i timori sulla consegna delle salme ancora nella Striscia di Gaza degli ostaggi deceduti. “Quello che temevamo accade ora sotto i nostri occhi – scrivono, come riportano i media israeliani – Tornano a casa solo i corpi di quattro ostaggi morti. Solo quattro famiglie potranno dare ai propri cari la degna sepoltura che meritano”. “Come è possibile?”, incalzano, chiedendo a Witkoff di non lasciare nulla di intentato nel sollecitare “Hamas a rispettare la sua parte nell’accordo” e per “riportare a casa” i resti degli ultimi 24 ostaggi deceduti. Stamani le autorità israeliane hanno annunciato di aver identificato i corpi dei quattro ostaggi che Hamas ha riconsegnato ieri. Il piano Trump per la “fine del conflitto a Gaza” prevede che “per i resti di ogni israeliano restituiti, Israele consegni i resti di 15 gazawi  deceduti”. L’Unione europea ha un ruolo importante da svolgere nel “day after”, il “giorno dopo” il cessate il fuoco a Gaza e l’inizio dell’attuazione dell’Accordo sul piano complessivo di pace del presidente Usa Donald Trump, in particolare con le sue missioni civili di assistenza al valico di frontiera di Rafah e di sostegno alla polizia e alle autorità giudiziarie palestinesi, con gli aiuti umanitari e con il supporto finanziario all’Autorità nazionale palestinese. Lo ha rilevato oggi a Bruxelles il portavoce per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza della Commissione europea, Anouar El Anouni, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario. Rispondendo a una domanda sulle ipotesi e prospettive di cui si discute per il “day after” a Gaza, El Anouni ha osservato: “C’è più di una semplice discussione in corso. Ci sono azioni che stiamo effettivamente intraprendendo. Perché disponiamo di una competenza unica per il ‘day after’ a Gaza, e siamo pronti ad attivare tutti gli strumenti a nostra disposizione per supportare l’attuazione dell’accordo su un’ampia gamma di questioni che sono lieto di ribadire”. “In primo luogo – ha continuato il portavoce -, per quanto riguarda la Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc, ndr), in riferimento al punto 8 dell’Accordo e come annunciato dall’Alta Rappresentante” per la Politica estera e di sicurezza comune, Kaja Kallas, “stiamo tornando a dispiegare la nostra missione civile di assistenza alle frontiere, EuBam Rafah, al valico di Rafah. Inoltre, sempre nell’ambito della Psdc, contribuiremo con la nostra missione EuPol Copps, che supporta la polizia civile palestinese e più in generale le istituzioni giudiziarie per migliorare la sicurezza dei palestinesi e rafforzare lo stato di diritto”. Per quanto riguarda la ricostruzione, El Anouni ha ricordato che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen “ha già annunciato durante il discorso sullo stato dell’Unione lo strumento che sarà determinante in questo senso, anche in termini di contributo diretto al piano di pace ai sensi dei punti 10 e 11” dell’Accordo.
“Riguardo gli aiuti umanitari – ha aggiunto il portavoce -, esamineremo l’intera gamma dei nostri strumenti, dalla nostra posizione di primo donatore ai palestinesi, con oltre 500 milioni di euro erogati dall’ottobre 2023, insieme al gruppo di donatori per la Palestina, che è stato istituito e che catalizzerà anche il sostegno politico per una futura governance sostenibile di uno Stato palestinese, supportando quindi anche l’attuazione delle riforme” che si attendono dall’Autorità nazionale palestinese.
“Lo stesso vale – ha sottolineato ancora El Anouni – per l’assistenza finanziaria, con il nostro sostegno di lunga data, vitale per l’Autorità nazionale palestinese, che la mantiene a galla, con 1,6 miliardi di euro per il periodo 2025-2027, e che mantiene visibile all’orizzonte la soluzione a due Stati”.”E politicamente parlando, sulla stessa soluzione a due Stati, menzionata ai punti 19 e 20 del Piano, manterremo la direzione dell’alleanza globale che ha avuto luogo a New York, dove l’Alta Rappresentante ha co-presieduto l’iniziativa in questo senso con i sauditi. Questo, insomma, è il nostro contributo molteplice alle molteplici esigenze che vediamo a Gaza per ‘il giorno dopo’”, ha concluso il portavoce. Una nave carica di 900 tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile della Striscia di Gaza sta prendendo il largo dal porto di Mersin, nel sud della Turchia. “La nave del bene”, questo il nome della missione umanitaria voluta dal governo presidente turco Recep Tayyip Erdogan, specchio della solidarietà di un intero Paese, compatto nel sostenere la causa palestinese. In base a quanto reso noto la nave contiene beni di prima necessità e medicinali, non materiale da costruzione o container. A coordinare l’enorme opera di raccolta e carico della nave la protezione civile statale turca Afad; al varo e’ intervenuto il ministro degli Interni Ali Yerlikaya, fedelissimo di Erdogan. La nave e’ diretta al porto egiziano di El Arish e da lì verrà poi portata a Gaza attraverso il confine di Karim Abu Salem. 

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