lunedì, Novembre 17, 2025

La manovra, conferme e novità tra affitti brevi, banche e pensioni

La Legge di Bilancio comincia ad assumere i contorni definitivi. La notizia è la “bollinatura” della Ragioneria di Stato, che attesta la copertura finanziaria delle misure varate dal Consiglio dei Ministri. Un passaggio formale, ma cruciale, che di fatto conferma l’impianto della manovra. Tuttavia, il percorso in Parlamento si preannuncia tutt’altro che una passeggiata, con frizioni interne alla maggioranza e l’ira dei sindacati che non accenna a placarsi. Il primo grattacapo arriva proprio dal testo “bollinato”. Sebbene l’articolo 7 della bozza innalzasse la cedolare secca sugli affitti brevi al 26%, la Ragioneria ha limitato il rincaro solo ai casi in cui i proprietari non ricorrano a piattaforme di intermediazione come Airbnb o Booking. Una correzione che, secondo i tecnici, riguarda una platea esigua di contribuenti. L’associazione di categoria Confedilizia, per bocca del presidente Giorgio Spaziani Testa, non ha perso l’occasione per richiamare all’ordine i vicepremier Tajani e Salvini, chiedendo “l’eliminazione della norma”. E proprio da loro è arrivata la promessa di un intervento correttivo. Il ministro Giorgetti, dal canto suo, difende la logica della misura: frenare l’incremento degli affitti brevi, che “pesa sulla possibilità di trovare alloggi soprattutto nelle grandi città”. Un dibattito che, con Forza Italia in prima linea a promettere emendamenti, fa presagire una ulteriore “retromarcia dietro l’angolo”. Sul fronte fiscale, i pilastri della manovra sono confermati. In primo luogo, la riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi tra i 28mila e i 50mila euro. Una misura che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “favorirà 13,6 milioni di contribuenti” con un beneficio medio di circa 210 euro in più. In secondo luogo, la manovra prevede la tassazione ridotta al 5% sugli aumenti contrattuali previsti per il biennio 2025-2026, riservata però solo ai lavoratori con redditi inferiori ai 28mila euro. Confermate anche le riduzioni fiscali su straordinari, lavoro domenicale e festivo, e l’aumento a 10 euro della deduzione per i buoni pasto. Un intervento, quello sull’IRPEF, giudicato “insufficiente” dai sindacati confederali. Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, in vista della mobilitazione di sabato 25 ottobre, è tranchant: “Questa manovra è a danno dei lavoratori e del Paese” perché “fa pagare il conto a dipendenti e pensionati” e non tocca il nodo cruciale dell’abbassamento dei salari. Tra le misure che hanno superato il vaglio della Ragioneria c’è il “sostanziale contributo” del settore finanziario, stimato in circa 4 miliardi. Un prelievo su cui il ministro Giorgetti ha sottolineato che “parlare di extraprofitti sarebbe riduttivo se non erroneo”, inquadrandolo come riflesso della “redditività del sistema” in questi anni. Nonostante la forte contrarietà del settore bancario (ABI) e di Forza Italia, la misura resta. Leggermente attenuato, ma ancora motivo di scontro, è il taglio al Fondo per il cinema e l’audiovisivo. La sforbiciata iniziale è stata ridotta, ma la dotazione minima scenderà a 550 milioni nel 2026 e a 500 milioni annui a partire dal 2027. Il settore resta in subbuglio. Infine, un ritocco alla flat tax per i ‘paperoni’ che trasferiscono la residenza fiscale in Italia, la cui soglia sale da 200mila a 300mila euro, con un raddoppio della tassazione sui familiari. Nonostante la bollinatura abbia sanato il fronte delle coperture, i malumori interni alla maggioranza (dagli affitti brevi al contributo banche) e l’opposizione intransigente dei sindacati preannunciano un dibattito acceso e un percorso parlamentare tutt’altro che blindato.

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