Ci guardano da un mondo lontano nel tempo e nello spazio le teste in argilla cruda del grande e potente impero dei Parti. L’Asia centrale, l’oriente e l’occidente, una storia di scambi in una terra di deserti e montagne che da un secolo chiamiamo Turkmenistan. Alle sue più antiche civiltà è ora dedicata un mostra ai Musei Capitolini, a Roma. Il viaggio inizia con l’età del bronzo. Tesori custoditi in silenzio per secoli nelle tombe reali del sito di Gonur-depe, nella regione protostorica della Margiana, riportati alla luce negli anni settanta anche con il contributo di archeologici italiani. Simboli di prestigio e di potere come gli scettro rituale o le collane in oro. Frutto di un cultura che risale fino a 4 millenni. All’età ellenistica, con gli influssi portati da Alessandro Magno, risalgono invece le statue in marmo piene di pathos e i grandi boccali d’avorio ritrovati nell’antica città partica di Nisa parte di quell’Impero arsacide, esteso dall’Eufrate alla Battriana, oggi Afghanistan, che fu capace di resistere alla conquista romano durando per quasi mezzo millennio. Attraverso di esso è passato il percorso più settentrionali della via della seta. Una storia di beni e idee in viaggio, che la mostra ci aiuta a riscoprire.






