mercoledì, Novembre 5, 2025

Libia, arrestato il generale al-Masri: “Prove di torture e crudeltà”

La Procura generale libica ha arrestato e rinviato a giudizio il generale Osama al-Masri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli, su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale (Cpi) per l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Si legge sulla pagina Facebook della Procura: “A seguito delle indagini sui fatti attribuiti all’ufficiale di polizia Osama al-Masri Angim, il sostituto procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni relative alle violazioni dei diritti dei detenuti dell’istituto di correzione e riabilitazione di Tripoli, che hanno segnalato alla Procura Generale di aver subito torture e trattamenti crudeli e umilianti. L’investigatore ha quindi condotto un interrogatorio sulle circostanze relative alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di un detenuto a seguito di tortura. In presenza di prove sufficienti per procedere con l’accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l’imputato, attualmente in custodia cautelare”. A luglio la procura di Tripoli aveva chiesto assistenza alla Cpi per acquisire prove sul caso, dopo avere rimosso i vincoli procedurali e ascoltato Al-Masri in una prima sessione di interrogatorio. La misura odierna si inserisce dunque in un fascicolo già aperto a livello nazionale. Al-Masri era stato arrestato a Torino lo scorso 19 gennaio, rilasciato due giorni e rimpatriato a Tripoli con un volo di Stato della Repubblica Italiana. Per quella vicenda è indagata la capo gabinetto del ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi, mentre sono state archiviate le posizioni dei ministri della Giustizia e degli Interni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, come quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, a seguito del diniego dell’autorizzazione a procedere da parte della Camera dei deputati. La Procura generale libica ha arrestato e rinviato a giudizio il generale Osama al-Masri, capo della polizia giudiziaria di Tripoli, su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale (Cpi) per l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Si legge sulla pagina Facebook della Procura: “A seguito delle indagini sui fatti attribuiti all’ufficiale di polizia Osama al-Masri Angim, il sostituto procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni relative alle violazioni dei diritti dei detenuti dell’istituto di correzione e riabilitazione di Tripoli, che hanno segnalato alla Procura Generale di aver subito torture e trattamenti crudeli e umilianti. L’investigatore ha quindi condotto un interrogatorio sulle circostanze relative alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di un detenuto a seguito di tortura. In presenza di prove sufficienti per procedere con l’accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l’imputato, attualmente in custodia cautelare”.A luglio la procura di Tripoli aveva chiesto assistenza alla Cpi per acquisire prove sul caso, dopo avere rimosso i vincoli procedurali e ascoltato Al-Masri in una prima sessione di interrogatorio. La misura odierna si inserisce dunque in un fascicolo già aperto a livello nazionale. Al-Masri era stato arrestato a Torino lo scorso 19 gennaio, rilasciato due giorni e rimpatriato a Tripoli con un volo di Stato della Repubblica Italiana. Per quella vicenda è indagata la capo gabinetto del ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi, mentre sono state archiviate le posizioni dei ministri della Giustizia e degli Interni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, come quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, a seguito del diniego dell’autorizzazione a procedere da parte della Camera dei deputati. Ieri la Giunta per le Autorizzazioni della Camera aveva dato parere favorevole alla proposta di sollevare davanti alla Consulta il conflitto di attribuzione nei confronti del Tribunale dei ministri e della Procura di Roma per le indagini a carico di Bartolozzi. L’atto verrà trasmesso all’Ufficio di Presidenza, che deciderà sul ricorso alla corte Costituzionale. La decisione dovrà essere vagliata da un voto dell’Aula.

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