domenica, Novembre 9, 2025

Cerveteri, il prezzo del grano crolla: aziende in crisi e semine a rischio. “Così non conviene più”

La crisi del grano travolge l’Etruria agricola. Il prezzo del cereale è sceso a 25 euro al quintale, una cifra giudicata “insostenibile” dagli agricoltori del territorio, incapace di coprire costi, manodopera e investimenti. Una situazione che sta generando forte incertezza e che rischia di bloccare la nuova stagione di semina. Nelle campagne cerveterane, dove la cerealicoltura rappresenta da decenni una delle attività principali, molte aziende stanno valutando l’ipotesi estrema di non seminare. «Tanti produttori stanno decidendo di non iniziare la semina — spiega l’imprenditore Riccardo Milozzi —. La gente è indecisa e amareggiata. Servono soluzioni e interventi immediati a sostegno di chi continua a mettersi in gioco senza alcun ritorno economico». La crisi è confermata anche dalla presidente della Cooperativa Ceri, Raffaella Chiocci, che fotografa un settore ormai allo stremo:
«Ogni anno va peggio. Non riusciamo più a coprire le spese: carburante, fertilizzanti, macchinari, manutenzione… I costi sono altissimi. In molti rinunceranno. Alcuni stanno pensando di convertire i terreni ad altre colture, ma anche lì la sfida non è semplice». A complicare ulteriormente il quadro c’è l’aumento delle importazioni di grano estero, che sta schiacciando i produttori locali con prezzi fuori portata, e la gestione dei fertilizzanti, ormai diventati un vero macigno economico. «Nei nostri magazzini — aggiunge Chiocci — vediamo tutto fermo. La vendita di concimi è lentissima: un segnale evidente che le aziende non sanno se investire o tirare i remi in barca». Tra i filari, il sentimento dominante è lo scetticismo. Gli agricoltori temono di non rientrare neppure delle spese e chiedono con forza misure strutturali: contributi, incentivi alla filiera locale, sostegno ai costi energetici e un freno alla concorrenza estera. Cerveteri, come molte altre realtà agricole del Paese, si trova così davanti a un bivio: continuare a seminare nella speranza di un futuro migliore o abbandonare campi che rischiano di diventare improduttivi. Una decisione che peserà sul tessuto economico del territorio e sul destino della cerealicoltura etrusca.

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