Sono state sospese le ricerche avviate sotto la Casa del Jazz a Roma, e secondo quanto apprende le ricerche riprenderanno domani. Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, coordinati dalla Prefettura, hanno ispezionato gallerie sotterranee mai esplorate prima, alla ricerca dei resti del giudice Paolo Adinolfi scomparso misteriosamente 31 anni fa. Un giallo lungo che potrebbe giungere a una svolta. La struttura, punto di riferimento culturale per la città, è nata su un bene confiscato alla criminalità organizzata che risultava essere nella disponibilità di Enrico Nicoletti, esponente della banda della Magliana. La decisione di intervenire è stata presa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura, scrive ancora il quotidiano, in seguito a una richiesta dell’ex giudice Guglielmo Muntoni. Non è chiaro al momento sulla base di quali informazioni o novità investigative sia scattata l’operazione. “E’ necessario fare una verifica non perché si stia cercando in particolare qualcosa”, ma perché “si ha avuto notizia che nel bene confiscato alla banda della Magliana ci sta questa parte, una galleria che è stata tombata, non conosciuta ed è giusto verificare cosa ci sia dentro”. Sono le prime parole del Prefetto Lamberto Giannini che racconta l’ispezione di questa mattina di carabinieri, polizia, guardia di finanza e Sovrintendenza del Campidoglio. Le forze dell’ordine sono state coinvolte perché, “se dovesse esserci qualcosa”, in questo tunnel chiuso da ben 30 anni, è giusto che sia preso in consegna. All’interno non è escluso che possano esserci armi. Al momento, secondo quanto si apprende, non ci sarebbe alcuna delega alle indagini da parte dei pm della Capitale. ”Ho appreso di questa iniziativa leggendo i siti questa mattina. In questo momento occorre solo aspettare l’evoluzione di questa attività. Io e la mia famiglia in questa fase non ci sentiamo di dire altro”. Così l’avvocato Lorenzo Adinolfi, uno dei figli del giudice. Secondo una serie di testimonianze, Adinolfi fu visto su un autobus quando era invece uscito di casa in macchina poi ritrovata al Villaggio Olimpico. E anche un’altra sulla presenza accanto a lui negli uffici giudiziari di piazzale Clodio di un giovane sconosciuto. Nel corso degli anni si sono fatte diverse ipotesi compresa quella di un collegamento fra la scomparsa del giudice e il fatto che negli anni precedenti si fosse occupato del fallimento della Fiscom, e poi anche quella della Ambra Assicurazioni. Nel primo caso, spiega il Corriere della Sera, fu condannato Enrico Nicoletti, considerato dagli investigatori il cassiere della banda della Magliana, e per molto tempo si è ipotizzato che il giudice fosse sepolto in una sua proprietà. Le indagini sono sempre proseguite. Adinolfi, sparito il 2 luglio 1994, aveva detto uscendo di casa in via della Farnesina che sarebbe tornato a pranzo. L’inchiesta sulla sua sparizione è stata archiviata ma i misteri sono rimasti. “È giusto fare ogni approfondimento in relazione alla scomparsa del dottore Adinolfi, la sua famiglia cerca verità e giustizia dal 1994. Va a loro il nostro abbraccio e la nostra solidarietà. È certamente suggestivo in questo momento qualsivoglia riferimento a Emanuela” Orlandi, “ciò non toglie che tante cose relative alla seconda inchiesta” della procura di Roma, “che ha familiarità con il luogo in cuisi scava adesso, a nostro avviso, meritavano un ulteriore e più attento approfondimento”. Lo dice l’avvocatessa Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi. “Questa attività non è solo sul giudice Adinolfi. L’obiettivo è capire cosa si possa nascondere nell’antica e storica galleria che è sotto la Casa Jazz che trovammo trent’anni fa interrata. L’idea è che sia stata interrata per nascondere qualcosa ma c’è anche una botola di acceso che permetteva un recupero”. E’ quanto afferma l’ex giudice Guglielmo Muntoni, ora presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma, da cui è partita la richiesta di effettuare verifiche all’interno della Casa del Jazz. “Lì potevano esserci cose che si potevano poi recuperare: la prima ipotesi è stata quella di armi, esplosivi e preziosi o documenti. Poi astrattamente potremmo trovare dei corpi e uno dei corpi ipotizzati è quello del giudice Paolo Adinolfi: è una cosa che chiedo da 29 anni”, aggiunge. “All’epoca trovammo la galleria interrata e il costo per gli scavi era notevole, ma ora abbiamo i fondi. Adesso si è offertala Confcooperative con la Camera di Commercio in base ad una ipotesi del tutto diversa”. Il magistrato poi aggiunge che 29 anni fa ci fu il primo accesso. “Ci si è accorti di questa galleria interrata non a causa di una frana ma per del terreno portato lì per chiudere l’ingresso. La mia idea è che la botola di accesso servisse ai componenti della Banda della Magliana per tornarci passata la tempesta degli arresti e dei sequestri. Quella di Adinolfi è una ipotesi astratta mentre più concreta quella di armi ed esplosi e quindi la competenza dell’attività è della Prefettura. Se poi dovessero emergere elementi di interesse investigativo scatterebbe la competenza di Perugia nel caso Adinolfi, di Roma negli altri casi”.






