Il Consiglio comunale ha dato il via libera ufficiale all’imposta di soggiorno, un provvedimento definito “necessario e non più rinviabile” dal sindaco ma che ha diviso profondamente l’aula. La misura è stata approvata con i voti favorevoli di Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra, al termine di un dibattito acceso e tutt’altro che lineare. Il primo cittadino ha motivato ampiamente la scelta, sottolineando come la tassa rappresenti uno strumento indispensabile per sostenere i servizi turistici e il decoro cittadino, soprattutto in una località che negli ultimi anni registra flussi in crescita. Ma le spiegazioni non hanno convinto tutti. Il consigliere Renato Bacciardi, esperto del settore turistico, ha espresso un netto parere contrario, contestando sia l’utilità dell’imposta sia i dati portati dal sindaco a sostegno della proposta. “Non c’è necessità di introdurre la tassa – ha ribadito – i numeri illustrati non sono coerenti con la realtà del comparto”. Una bocciatura totale, nel merito e nel metodo. Anche tra i consiglieri non allineati alla minoranza più critica, non sono mancati distinguo. Federica Guiducci, pur riconoscendo la validità della misura, ha scelto l’astensione, mentre Luigi Serafini e Betsi Zacchei hanno votato contro, giudicando la decisione “sensata nella sostanza, ma presa senza i tempi e la concertazione adeguata”. Secondo loro, infatti, la precedente amministrazione aveva avviato un percorso sulla tassa di soggiorno, ma l’attuale maggioranza avrebbe accelerato troppo, senza un confronto approfondito con operatori e categorie. L’approvazione dell’imposta segna comunque un passaggio politico significativo per Tarquinia, che si unisce così a molte altre città d’arte e mete turistiche del Lazio. Resta ora da capire quali modalità applicative verranno scelte e come i proventi saranno reinvestiti, un aspetto sul quale le opposizioni hanno già annunciato massima attenzione.






