sabato, Novembre 15, 2025

A pochi giorni dalle elezioni in Campania spunta un emendamento sul condono edilizio

L’iter parlamentare della Legge di Bilancio si conferma una battaglia politica densa e complessa. La mole di emendamenti depositati non cambia mai: quest’anno si sfiorano i seimila. A proporre un’idea diversa di politica economica non sono solo le opposizioni, ma anche i partiti di maggioranza che, con ben 1.600 proposte, ambiscono a riscrivere gran parte del testo iniziale. In questa fitta ridda di richieste e modifiche, è Fratelli d’Italia a tirare fuori una vera novità. I senatori del partito della premier chiedono ufficialmente di riaprire i termini del condono edilizio introdotto nel lontano 2003, all’epoca del Governo di Silvio Berlusconi. Questa misura, potenzialmente valida per tutta Italia, è stata pensata in modo particolare per la Campania, una regione che vent’anni fa, sotto la guida del centrosinistra di Bassolino, non aderì alla sanatoria. L’intenzione è dichiarata esplicitamente da FdI e viene presentata come un rimedio agli errori del passato: sanare quelle situazioni dove, pur avendo pagato, i cittadini rimasero fuori dalla sanatoria “per errore della Regione Campania”. Il senatore di FdI Antonio Iannone promette che “migliaia” di case saranno “salvate dall’abbattimento”, chiarendo che si parla di edifici non realizzati in zone rosse. Anche questa volta, come venti anni fa, spetterà alle Regioni recepire le norme e definirne il perimetro, escludendo dunque un obbligo. Nonostante le precisazioni, l’opposizione è subito insorta, accusando la maggioranza di voler “comprare voti” in vista delle elezioni regionali di fine novembre. L’idea non è dell’ultima ora: a giugno era già stata assegnata in Commissione Ambiente alla Camera una proposta di legge, a firma della deputata Imma Vieri, di cui l’emendamento è una fotocopia. La domanda che viene sollevata a gran voce dalle opposizioni riguarda direttamente la Presidente del Consiglio: “Meloni lo sa? Ritiene sia un emendamento consono?” è la richiesta del capogruppo Dem a Palazzo Madama, Francesco Boccia. Da Napoli aggiunge che “più che un emendamento a noi sembra una promessa da campagna elettorale: votateci e riapriremo la sanatoria edilizia”. L’accusa di “voto di scambio” è stata rilanciata anche da Virginio Merola del Partito Democratico e da Angelo Bonelli di AVS. Il senatore M5S Luigi Nave ha rincarato parlando di una scelta “empia”. L’ampia possibilità che la modifica venga discussa, nonostante l’enorme mole di proposte, è dovuta al fatto che l’emendamento rientra nel numero limitato dei cosiddetti “segnalati” (circa 400 totali), destinato a scendere ancora. In attesa della battaglia in Commissione, che non si consumerà prima di dicembre, anche gli altri partiti hanno affinato le loro proposte principali. La Lega conferma l’intenzione di recuperare gettito dall’aumento del prelievo su banche e assicurazioni, valutando di far salire di altri due punti l’Irap o di usare il MES per finanziare la sanità. Forza Italia non molla su affitti brevi e imprese, chiedendo di cancellare l’incremento sulla cedolare secca o di sopprimere la norma sui dividendi, mentre tra le coperture resiste la tassa sull’oro. FdI propone anche la cancellazione della proroga dell’incremento dell’imposta di soggiorno e l’attesa tassa sui pacchetti extra UE. Noi Moderati vuole il bonus libri e agevolazioni per gli affitti lunghi. L’opposizione ha depositato in totale circa quattromila emendamenti, con solo sedici proposte unitarie o quasi unitarie siglate da PD, M5S, AVS e IV (con l’aggiunta di Più Europa alla Camera, ma con l’assenza di Azione). Tra le misure di opposizione figurano il salario minimo, l’aumento dei fondi alla sicurezza tagliando le risorse destinate all’intesa Italia-Albania, il ripristino di Opzione Donna e i congedi paritari. Solamente Alleanza Verdi e Sinistra ha firmato anche la proposta di una patrimoniale.

 

 

 

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