Ad Ardea torna sotto i riflettori la vicenda del terreno in località Montagnano su cui il Comune ha ordinato la demolizione di numerose opere abusive. Il proprietario, morto otto anni fa, non era un privato qualunque: gestiva un’azienda di rifiuti a Pomezia che nel maggio del 2017 fu devastata da un vasto incendio, generando una densa nube nera che scatenò l’allarme ambientale in tutta la zona. Le indagini dell’epoca ipotizzarono un incendio colposo con conseguente inquinamento ambientale. L’unico imputato, un manager della società, fu poi condannato a tre anni di reclusione, mentre il Comune di Pomezia ottenne un risarcimento di 250.000 euro per i danni all’immagine e all’ambiente. Dopo la sua morte, avvenuta nello stesso anno, gli eredi del proprietario sono stati coinvolti in altre vicende legate all’ambiente e alla sicurezza, tra cui l’accumulo di pneumatici abbandonati nella sua villa ad Ardea, che ha attirato l’attenzione delle autorità locali e della Polizia Ambientale. Oggi, a distanza di anni, il Comune ha deciso di agire anche sul fronte edilizio: l’ordinanza di demolizione riguarda magazzini, garage e costruzioni al rustico realizzate senza alcun titolo autorizzativo sul terreno di Montagnano. La situazione mette gli eredi e il curatore dell’eredità in una posizione paradossale, chiamati a rispettare le norme del Testo Unico dell’Edilizia e a provvedere alla rimozione delle opere entro novanta giorni, pena l’intervento diretto del Comune. La vicenda evidenzia come questioni ambientali, abusi edilizi e complessità ereditarie possano intrecciarsi, creando situazioni di difficile gestione per le amministrazioni locali e per le famiglie coinvolte, a lungo rimaste sotto i riflettori delle autorità per rischi ambientali e sicurezza pubblica.






