martedì, Novembre 18, 2025

Zelensky incassa nuove armi dalla Francia, oggi in Spagna. L’Italia conferma il suo sostegno

Il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky hanno firmato una lettera di intenti per il futuro acquisto da parte di Kiev di fino a 100 caccia Dassault Rafale, sistemi di difesa antiaerea e droni. Lo rende noto l’Eliseo dichiarando che questo accordo, che si proietta “su un orizzonte temporale di circa dieci anni”, prevede possibili contratti futuri per “l’acquisizione da parte dell’ucraina di nuove attrezzature di difesa francesi”: “Circa 100 Rafale, con i relativi armamenti”, nonché altri armamenti, tra cui il sistema di difesa aerea SAMP/T di nuova generazione in fase di sviluppo, sistemi radar e droni.In una riunione fiume al Quirinale, durata oltre tre ore, il Consiglio Supremo di Difesa presieduto da Sergio Mattarella ha ribadito la posizione italiana sui maggiori dossier internazionali, alla presenza della premier Giorgia Meloni e dei vertici della maggioranza.  Sull’Ucraina, l’Italia ha confermato il sostegno alla difesa della libertà del Paese, condannando “l’accanimento” della Russia nel perseguire i suoi obiettivi di annessione, che sta imponendo un prezzo “sempre più pesante” alla popolazione. In questo quadro, il dodicesimo pacchetto di aiuti militari si inserisce nel solco della partecipazione italiana alle iniziative UE e NATO, evidenziando al contempo la necessità che l’Europa adegui le proprie capacità di difesa, anche in risposta all’impiego di droni russi che violano lo spazio aereo dell’Alleanza. Grande spazio è stato dedicato ai “gravi rischi” derivanti dalla “minaccia ibrida” proveniente dalla Russia e da altri attori ostili: una sfida complessa che si manifesta attraverso la manipolazione dello spazio cognitivo con campagne di disinformazione e operazioni cyber dirette contro le infrastrutture critiche nazionali, rispetto alla quale il Consiglio ha condiviso la necessità di mantenere alta la vigilanza e definire nuovi strumenti di reazione tempestiva per la tutela dell’integrità dei processi democratici. Sul fronte mediorientale, pur valutando positivamente il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, il Consiglio ha mantenuto viva la preoccupazione per le vittime civili e ha condannato ogni riaffiorare di antisemitismo. Per una pace duratura, la linea italiana prevede un approccio regionale e multilaterale volto al disarmo di Hamas, alla conclusione dell’occupazione militare israeliana, all’avvio della ricostruzione e al pieno riconoscimento della soluzione “due popoli due Stati”, ribadendo che l’Autorità Nazionale Palestinese rimane un interlocutore fondamentale. La riunione ha toccato anche il quadro fragile nel Sud del Libano, dove è stata condannata l’inaccettabile ripetizione di attacchi israeliani contro il contingente UNIFIL a guida italiana.  I dubbi della Lega sul nuovo invio di armi all’Ucraina e sul relativo decreto da approvare a inizio 2026 restano al centro del dibattito politico in Italia. Nelle crepe interne al centrodestra, create dalle preoccupazioni e dalle richieste di chiarezza avanzate dal Carroccio dopo lo scandalo corruzione che ha coinvolto importanti esponenti delle istituzioni ucraine, si infilano i riformisti del Pd, che chiedono al governo di arrivare presto in aula con il nuovo decreto. “L’ambiguità della Lega sull’Ucraina è vergognosa e va chiarita. C’è solo un modo per farlo: il governo porti in aula il rinnovo del sostegno per l’Ucraina, senza modifiche o dilazioni”, attacca la deputata dem Lia Quartapelle, spalleggiata dal collega senatore Filippo Sensi: “Non si accettano contributi al ribasso sull’Ucraina, la timidezza, il frastuono e la balbuzie del governo nel sostegno a Kiev nella sua ora più lunga. Subito in Parlamento l’appoggio militare alla resistenza Ucraina contro Putin”. Alla vigilia del Consiglio supremo di difesa convocato dal capo dello Stato lunedì pomeriggio al Quirinale, queste dichiarazioni cercano di mettere in evidenza le divisioni nella maggioranza, che emergono dalle scintille social tra la Lega e il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Ma se per caso gli Usa attaccassero il Venezuela che facciamo? Mandiamo 12 pacchetti di armi a Maduro?”, chiede provocatoriamente il senatore del Carroccio Claudio Borghi. “No, puoi stare tranquillo Claudio, anche perché non hanno mai invaso una nazione per occuparne stabilmente il territorio con la scusa che alcuni parlassero inglese. É solo una tra le tante differenze con la Russia. Un’altra è il fatto che post come i tuoi, fatti in Russia in dissenso da Putin, non sarebbero possibili mentre in Usa, come in Italia, sono benvenuti anche quando dicono cose diverse ed anche opposte”, la replica di Crosetto.

Articoli correlati

Ultimi articoli