Sempre più infuocato il clima intorno alla vertenza Ex Ilva. Dopo l’occupazione di ieri dello stabilimento di Cornigliano, a Genova, con la prima notte passata in piazza dai lavoratori dell’impianto, in sciopero a oltranza, oggi è stata la volta della mobilitazione del sito di Taranto, occupato anch’esso dai lavoratori in una giornata che ha visto anche assemblee e blocchi stradali. La tensione resta dunque alta, e la risposta del governo alle proteste dei lavoratori è duplice. In primis, si esprime in un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri che prevede la possibilità per Acciaierie d’Italia di utilizzare i 108 milioni residui del finanziamento ponte, così da garantire la continuità produttiva degli impianti fino a febbraio 2026 (quando dovrebbe concludersi la procedura di gara per la cessione degli asset). Decreto che prevede inoltre lo stanziamento di altri 20 milioni per il biennio 2025-2026, per permettere allo Stato di farsi carico dell’integrazione fino al 75% della cassa integrazione, finora sostenuta direttamente da ADI.Poche ore prima, il governo aveva annunciato la convocazione per il prossimo 28 novembre, annunciata dal ministro Urso, di un incontro unitario con le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali dell’ex Ilva, con i rappresentanti delle Regioni Puglia, Liguria e Piemonte e con gli Enti locali nei cui territori hanno sede gli stabilimenti del Gruppo. Riunione che seguirà quella convocata nello specifico su Genova-Cornigliano e sugli stabilimenti del Nord, e a cui parteciperà anche la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Ma i sindacati rispondono negativamente, chiedendo al Governo che il confronto si svolga esclusivamente a Palazzo Chigi, e ribadendo la necessità che Urso si faccia da parte. Il tutto in favore di un intervento diretto sul dossier da parte della premier Meloni, che parta dal ritiro del piano ‘di chiusura’ proposto e dal garantire “l’integrità e la continuità produttiva di tutti gli stabilimenti”. A sostegno dei sindacati interviene anche la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, che chiede a sua volta un passo indietro di Urso e la presentazione di “un vero piano industriale, serio e credibile” a”Noi chiediamo chiarezza, non vogliamo che aumenti la cassa integrazione né che lo stabilimento chiuda. Quello che noi stiamo cogliendo è che non c’è una prospettiva concreta”, dice la Segretaria Generale della Cisl Daniela Fumarola in un’intervista al TG3, La protesta dei lavoratori, intanto, punta a proseguire nei prossimi giorni. Alle mobilitazioni di Genova, Novi Ligure, Taranto, Racconigi e Salerno nelle prossime ore si uniranno quelle degli stabilimenti di Milano, Paderno Dugnano, Marghera e Legnaro, sottolineano i segretari generali di Fim,Fiom e Uilm, ribadendo come per il più grande gruppo siderurgico nazionale ed europeo “la situazione non sia mai stata grave come adesso” e chiedendo a tutte le forze politiche e sociali del Paese “il sostegno alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori”.






