La vigilia dei colloqui di Ginevra sul piano di pace promosso da Washington si è trasformata in una fitta giornata di contatti e dichiarazioni ad alta intensità diplomatica. A rappresentare gli Stati Uniti domani saranno il Segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, affiancati – secondo una fonte americana – dal sottosegretario alla Difesa con delega all’Esercito Daniel Driscoll, già arrivato in Svizzera dopo un incontro a Kiev con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il peso politico dell’incontro cresce di ora in ora. Dal G20 in Sudafrica, il primo ministro britannico Keir Starmer ha sottolineato che “l’attenzione è ora completamente rivolta a Ginevra”, esprimendo la speranza di “progressi significativi” già nella mattinata di domenica. Starmer ha fatto sapere di essere in attesa di un colloquio con il presidente americano Donald Trump nei prossimi giorni e di avere in programma una telefonata con Zelensky “nel giro di un’ora”. Intanto, da Kiev, il presidente ucraino ha trascorso la giornata in un fitto giro di consultazioni telefoniche con i leader di Polonia, Paesi Bassi, Paesi Nordici e Baltici. Zelensky ha parlato del “lavoro congiunto con Stati Uniti ed Europa sul piano americano per porre fine alla guerra”, insistendo sulla necessità che “tutti i partner che ci hanno sostenuto dall’inizio” siano pienamente informati. Il premier polacco Donald Tusk e quello olandese Dick Schoof sono stati i primi interlocutori della serie, con Kiev che ribadisce di voler mantenere un coordinamento stretto con le capitali europee. Dal governo olandese è già partito un nuovo pacchetto energetico per l’Ucraina, composto da trasformatori e altre apparecchiature essenziali per il sistema elettrico. Nel pomeriggio, Zelensky ha poi contattato i capi di governo di Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda, Lettonia, Finlandia ed Estonia, oltre al presidente lituano Gitanas Nausėda. Un giro d’orizzonte volto a rafforzare il fronte europeo alla vigilia dell’appuntamento svizzero. “Fin dai primi giorni di questa guerra l’Ucraina ha cercato una pace dignitosa”, ha ribadito Zelensky, ringraziando i Paesi nordici e baltici per la “solidarietà costante”. Da Johannesburg è intervenuto anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che ha partecipato a un incontro con i rappresentanti dell’Unione Europea, il premier canadese e il nuovo primo ministro giapponese. Merz ha ricordato come “al tavolo sieda anche un membro del G20 responsabile di questa guerra”, un riferimento diretto alla Russia. Ha insistito sul fatto che “la guerra potrà terminare solo con il consenso incondizionato dell’Ucraina”, avvertendo che un eventuale crollo di Kiev avrebbe “conseguenze dirette sulla sicurezza dell’intero continente europeo”. Merz ha poi rivelato una lunga telefonata avuta ieri sera con Donald Trump, alla vigilia della sua partenza per il Sudafrica. Un colloquio in cui il cancelliere ha richiamato l’attenzione del presidente Usa sul mancato rispetto, da parte di Mosca, del Memorandum di Budapest, con cui l’Ucraina aveva rinunciato al proprio arsenale nucleare in cambio della garanzia – mai rispettata – della propria integrità territoriale. “Ora servono nuove garanzie di sicurezza, accordi più solidi”, ha detto Merz, assicurando che la Germania è pronta a partecipare a questo processo. In serata, gli advisor di politica estera dell’E3 e dell’Unione Europea sono partiti anch’essi per Ginevra, dove domani si terranno consultazioni parallele con i rappresentanti americani e ucraini. Un mosaico complesso, in cui ogni parola pesa e ogni mossa viene calibrata per non far deragliare un percorso negoziale che, pur agli inizi, viene considerato da più capitali come il primo spiraglio concreto dopo mesi di stallo. Ma il traguardo resta distante. “Siamo ancora lontani da un buon risultato comune”, ha ammesso Merz, “ma c’è finalmente una possibilità reale di avvicinare la fine della guerra”. La giornata di domani dirà se questa possibilità potrà trasformarsi in un primo passo concreto.
Colloqui tra Usa e Ucraina domani a Ginevra. Diplomatici europei: “Un incubo” l’ultimatum di Trump






