venerdì, Novembre 28, 2025

Sanità, il caso di Andrea: dopo 25 anni di servizio rischia di restare senza lavoro

Dopo venticinque anni trascorsi nei corridoi dell’ospedale San Paolo, sempre in prima linea e spesso nei settori più complessi, Andrea — nome di fantasia per tutelarne la privacy — oggi vive una delle pagine più amare della sua carriera: «un piede dentro e uno fuori», come lui stesso racconta. Una condizione di precarietà che pesa ancora di più se si considera il percorso professionale di un lavoratore che ha attraversato reparti, emergenze, cambi di appalto e perfino la tempesta del Covid senza mai fermarsi.
Andrea inizia il suo lavoro come ausiliario della sanità a fine anni ’90, passando negli anni per pronto soccorso, medicina, e più di recente nella UOSD Week/Day Surgery, dove le attività chirurgiche concentrate in poche ore richiedono ritmi serrati e un’organizzazione ferrea. «Una mole di lavoro non indifferente», confermano diversi colleghi, ricordando come il reparto abbia retto anche grazie al contributo silenzioso ma essenziale di figure come la sua. Eppure, nonostante l’esperienza accumulata, Andrea si ritrova ancora una volta davanti a un ostacolo che da decenni caratterizza la vita professionale degli ausiliari: i cambi di appalto. Ogni cinque anni, con la scadenza delle convenzioni, il personale viene “assorbito” dalla nuova ditta vincitrice della gara. Un continuo passaggio di mano che lascia i lavoratori in un perenne stato di incertezza, senza la stabilità che altri settori della sanità possono garantire. L’ultimo cambio è stato quello alla Servizi Integrati, che ha rilevato gli ausiliari della precedente impresa secondo la prassi consolidata. Ma stavolta, per Andrea, le cose non stanno andando come previsto. Le procedure, i criteri adottati, i nuovi assetti organizzativi hanno generato un limbo che rischia di lasciarlo escluso proprio ora, dopo una vita dedicata all’ospedale. La vicenda apre un tema più ampio: quello di centinaia di lavoratori che, pur essendo parte integrante del funzionamento quotidiano delle strutture sanitarie, restano incastrati in un sistema che non garantisce continuità né tutele adeguate. Un paradosso che diventa ancora più evidente se si pensa al ruolo che queste figure hanno svolto durante l’emergenza pandemica, quando l’intero personale — ausiliari compresi — ha affrontato turni massacranti e rischi elevati. Andrea intanto attende, preoccupato per il futuro ma determinato a far valere i suoi diritti. La speranza è che la sua storia non rimanga isolata, ma diventi un campanello d’allarme per ripensare un sistema che non può più permettersi di lasciare nell’incertezza chi tiene in piedi, ogni giorno, servizi essenziali per la collettività.

Articoli correlati

Ultimi articoli