Le relazioni tra gli Stati Uniti e il Venezuela continuano a muoversi su un crinale estremamente teso, oscillando tra le pressioni militari americane nel Mar dei Caraibi e aperture di dialogo per certi versi sorprendenti. Il presidente americano Donald Trump ha confermato un colloquio telefonico con l’omologo venezuelano Nicolás Maduro e poco dopo ha smentito che un attacco armato sia imminente. Secondo la CNN, l’amministrazione Maduro si è nel frattempo appellata a funzionari vicini a Trump per avviare una trattativa, durante la quale il leader venezuelano avrebbe manifestato l’intenzione di dimettersi, a condizione di farlo entro diciotto mesi. Sebbene alcuni funzionari americani abbiano ritenuto la proposta accettabile come via d’uscita al conflitto, la Casa Bianca mantiene per ora una linea inflessibile, insistendo sulle dimissioni immediate di Maduro. Parallelamente a questi sviluppi diplomatici, il Pentagono ha intensificato le sue operazioni – definite anti-narcos – nella regione caraibica, con deliberati attacchi mortali contro le imbarcazioni dei cartelli della droga. La pressione nel Mar dei Caraibi da parte della Marina degli Stati Uniti è continua. Uno schieramento che vede la presenza della portaerei Gerald R. Ford accompagnata da un sottomarino nucleare e sedicimila soldati. Da settembre, le Forze Armate statunitensi hanno già affondato almeno venti motoscafi, causando la morte di più di ottanta persone. Nonostante la presenza militare aggressiva, il presidente Trump ha provato a smorzare l’allarme che era cresciuto per un suo intervento sui social, nel quale aveva dichiarato che lo spazio aereo venezuelano dovesse considerarsi chiuso.
In una dichiarazione riportata dalla CNN, Trump ha in qualche modo sdrammatizzato: “Non leggeteci nulla dietro”, sostenendo che l’avvertimento non sia un segnale di un imminente attacco aereo. La motivazione fornita: “Consideriamo il Venezuela un Paese non molto amichevole”. Rassicurazioni che non hanno convinto il ministro dei Trasporti venezuelano Ramón Velásquez Araguayán che ha presentato un reclamo formale all’Organizzazione per l’Aviazione Civile Internazionale (ICAO) per “violazione della sovranità”. L’intera situazione resta dunque calda, specialmente alla luce delle precedenti dichiarazioni di Trump che il 27 novembre aveva minacciato di “iniziare molto presto a colpire a terra” per “combattere il narcotraffico” venezuelano, senza fornire dettagli su tali possibili operazioni militari.
Trump parla con Maduro, il presidente venezuelano potrebbe dimettersi






