Trump e Netanyahu “hanno sottolineato nella loro conversazione l’importanza e l’impegno a disarmare Hamas e a smilitarizzare la Striscia di Gaza, e hanno discusso dell’estensione degli accordi di pace”, si legge in una nota israeliana. “Il presidente degli Stati Uniti ha invitato il primo ministro Netanyahu a un incontro alla Casa Bianca nel prossimo futuro”, si spiega ancora. Donald Trump ha inoltre messo in guardia Israele da qualsiasi interferenza in Siria che potrebbe compromettere la transizione del paese arabo verso uno “stato prospero”, a seguito di un’incursione delle forze israeliane nella Siria meridionale avvenuta venerdì. “È molto importante che Israele mantenga un dialogo forte e genuino con la Siria, che nulla interferisca con lo sviluppo della Siria verso uno stato prospero”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti sulla sua piattaforma Truth Social, aggiungendo che gli Stati Uniti erano “molto soddisfatti dei risultati” ottenuti da Damasco. Un’incursione delle forze israeliane in un villaggio nella Siria meridionale, avvenuta venerdì, ha causato 13 morti, secondo Damasco, mentre l’esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira un gruppo islamista. Dalla caduta del presidente Bashar al-Assad, rovesciato da una coalizione islamista, quasi un anno fa, Israele ha effettuato centinaia di attacchi aerei e incursioni in Siria. L’operazione di venerdì è stata la più mortale e il Ministero degli Esteri siriano l’ha denunciata come un “crimine di guerra”. Le forze israeliane hanno ucciso con un drone un uomo palestinese a sud-est di Gaza City, precisamente a est del quartiere di Zeitoun, riporta l’agenzia Wafa. Fonti mediche della Striscia dicono che la vittima è un giovane, Muhammad Nasr Siam. L’esercito israeliano ha inoltre fatto sapere di aver ucciso a colpi d’arma da fuoco due palestinesi: “Le truppe hanno identificato due terroristi, in due incidenti separati, che attraversavano la linea gialla nel nord di Gaza, rappresentando una minaccia. Dopo l’identificazione, le truppe hanno aperto il fuoco ed eliminato i terroristi per rimuovere la minaccia”. Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, l’11 ottobre, i morti a Gaza sono stati almeno 356 e i feriti 909, riferisce Wafa. “Noi ora siamo al sicuro, quindi la nostra preoccupazione è per i palestinesi residenti al villaggio: sappiamo che dopo averci aggredito la notte, i coloni israeliani mascherati sono già tornati nel pomeriggio a bordo di quad per terrorizzare i residenti e temiamo nuovi assalti”. Ne parlano con l’agenzia Dire due dei tre attivisti italiani della campagna palestinese Faz3a, che nella notte tra sabato e domenica sono stati aggrediti nel sonno da una banda di dieci coloni armati di pistole e spranghe, riportando ferite ed ematomi, e subendo il furto di smartphone, passaporti, carte di credito e altri effetti personali. I due attivisti chiedono che non sia reso noto il loro nome per ragioni di sicurezza e continuano spiegando che la loro preoccupazione dipende dal fatto che “quando sono i palestinesi a subire attacchi, le aggressioni sono molto più violente”. Lo dimostra, ad esempio, il fatto che nei momenti concitati dell’aggressione, “i coloni abbiano caricato i fucili quando hanno visto i palestinesi giungere in nostro soccorso. Non gli hanno sparato ma gli hanno anche lanciato delle pietre contro”. I tre italiani, insieme a un cittadino canadese, erano da alcuni giorni nel villaggio di Ein El-Duyuk, nei pressi di Gerico, nell’ambito della campagna palestinese Faz3a, che promuove viaggi di cittadini stranieri per convivere per un periodo nei villaggi. L’obiettivo, da un lato, è di proteggere i residenti dagli attacchi dei coloni e, dall’altro, quello di documentare abusi e assalti. “Da due mesi sappiamo che gli attacchi ad El-Duyuk sono aumentati dopo che è stato costruito un nuovo avamposto vicino a una base militare. Sono pressoché quotidiani”. Si va dai coloni che attraversano le strade del villaggio a bordo di moto e quad per intimidire e spaventare la popolazione ad aggressioni che comportano la distruzione di porte, finestre o pannelli solari. Una casa in costruzione è stata vandalizzata due volte. C’è poi il furto di proprietà privata, “duecento capre rubate”. Ein Al-Duyuk è un villaggio situato nell’Area A della Cisgiordania, quella delle tre che stando agli Accordi di Oslo del 1994 è sottoposta al controllo pieno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Tuttavia, “la polizia palestinese non ha molto potere perché, se interviene, l’Anp stessa rischia rappresaglie, oltre alla popolazione palestinese”. Non resterebbe quindi che chiedere l’intervento dell’esercito israeliano che tuttavia “ogni volta si rifiuta, o peggio”. Nelle aree B e C, dove invece è presente, “l’esercito interviene dopo gli attacchi dei coloni per arrestare i residenti palestinesi o compiere violenze anche peggiori”. Entrare in una stazione di polizia “significa rischiare l’arresto, anche per gli attivisti internazionali, e spesso l’epilogo è il rimpatrio forzato”.






