mercoledì, Dicembre 17, 2025

Stretta sulle pensioni e più fondi alle imprese nel maxi-emendamento del governo

Il governo mette mano alla legge di Bilancio con un corposo emendamento da 3,5 miliardi di euro, cambiando radicalmente sia il capitolo previdenziale che quello delle agevolazioni per le imprese. L’obiettivo è duplice: aggiustare in corsa alcune criticità emerse negli ultimi mesi e reperire nuove coperture finanziarie. Il provvedimento introduce un significativo giro di vite sulle pensioni anticipate, quelle che, allo stato attuale, scattano con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). La novità più rilevante è un progressivo allungamento della “finestra mobile”, ovvero il periodo che intercorre tra il momento in cui si maturano i requisiti contributivi e l’effettiva erogazione dell’assegno pensionistico. Questo intervallo, che oggi è di tre mesi, aumenterà gradualmente: passerà a quattro mesi nel 2032, a cinque mesi nel 2033, e raggiungerà i sei mesi definitivi a partire dal 2034. Contemporaneamente, viene introdotta una penalizzazione sul riscatto della laurea ai fini del raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Dal 2031, l’anzianità contributiva ottenuta tramite il riscatto sarà in parte sterilizzata, non contribuendo integralmente al calcolo. La decurtazione sarà progressiva: si partirà da sei mesi per coloro che matureranno i requisiti nel 2031, per poi crescere e arrivare a trenta mesi per chi li maturerà nel 2035. Un’altra importante misura in ambito previdenziale riguarda i lavoratori più giovani e il loro Trattamento di Fine Rapporto (TFR). L’emendamento introduce l’adesione automatica alla previdenza complementare per i neo-assunti, un meccanismo basato sul principio del silenzio-assenso. Il lavoratore avrà 60 giorni dall’assunzione per decidere di rinunciare al conferimento dell’intero TFR maturando a una forma di previdenza complementare. Inoltre, si amplia la platea delle aziende obbligate a versare il TFR all’INPS, includendo anche i datori di lavoro che raggiungono o superano la soglia dei cinquanta dipendenti negli anni successivi a quello di avvio dell’attività, superando l’attuale esclusione. Sul fronte economico, l’emendamento stanzia ingenti risorse per le imprese.
In primo luogo, viene disposta l’estensione triennale dell’Iper e Superammortamento fino al settembre 2028, un’agevolazione per gli investimenti in beni strumentali. Tuttavia, viene eliminata la maggiorazione del 220% destinata agli investimenti “green” e l’incentivo sarà ora vincolato a investimenti su beni “Made in EU”. Vengono poi rifinanziati importanti crediti d’imposta i cui fondi erano andati esauriti: 1,3 miliardi di euro sono destinati a finanziare il Credito d’Imposta Transizione 4.0, e altri 532,64 milioni andranno a rimpinguare i fondi per il Credito d’Imposta per la ZES Unica. Inoltre, si assiste a un innalzamento delle aliquote ZES dedicate all’agricoltura e alla pesca. Sono misure che hanno l’approvazione di Confindustria. Per reperire parte delle coperture necessarie, l’emendamento prevede un nuovo prelievo a carico delle compagnie assicurative, chiamate a versare 1,3 miliardi attraverso un acconto pari all’85% del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l’anno precedente, da versare entro il 16 novembre di ogni anno. L’intervento del governo mette mano anche alle risorse per il ponte sullo Stretto, rinviando lo stanziamento di 780 milioni di ben 8 anni: al 2033. Infine, sul fronte fiscale, si introduce una ritenuta d’acconto dell’1% per le imprese, in vigore dal 2029, pensata come misura anti-evasione.

 

Articoli correlati

Ultimi articoli