Si è chiuso con due condanne e undici assoluzioni il processo a carico di tredici ultras della Roma arrestati a Nizza, in Francia, in seguito ai violenti disordini scoppiati nel pre-partita della gara di Europa League Roma-Nizza del 23 settembre 2025. Il tribunale francese ha inflitto due condanne a tre mesi di reclusione con pena sospesa, disponendo invece l’assoluzione per gli altri undici imputati, ritenendo non sufficientemente provate le accuse contestate. I fatti risalgono alle ore precedenti il fischio d’inizio dell’incontro, quando il centro di Nizza e alcune aree limitrofe allo stadio furono teatro di scontri, lanci di oggetti e momenti di forte tensione tra gruppi di tifosi e le forze dell’ordine. In quelle ore la polizia francese mise in atto un imponente dispositivo di sicurezza, procedendo al fermo di oltre cento ultras giallorossi, appartenenti ai gruppi “Boys”, “Gruppo Roma” e “Insurrezione”. Tredici di loro erano stati trattenuti in custodia cautelare in carcere con l’accusa più grave di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di atti di violenza aggravata, ipotesi accusatoria che aveva suscitato ampio dibattito sia in Italia che in Francia per la sua severità. Nel corso del processo, durato diverse settimane, la difesa ha contestato l’impianto accusatorio, sostenendo l’assenza di una struttura organizzata e di un coordinamento finalizzato agli scontri, nonché la mancanza di prove individuali a carico di molti degli imputati. Il tribunale ha accolto in larga parte queste tesi, disponendo l’assoluzione per undici ultras, per i quali non è stato possibile dimostrare un coinvolgimento diretto e consapevole nei fatti violenti contestati. Per due imputati, invece, i giudici hanno riconosciuto responsabilità personali in relazione ad alcuni episodi avvenuti durante i disordini, comminando una pena di tre mesi di carcere, sospesa, senza ulteriori aggravamenti. La sentenza ridimensiona in modo significativo il quadro iniziale emerso dopo gli arresti, segnando un punto fermo su una vicenda che aveva avuto grande eco mediatica e che aveva riacceso il dibattito sulla gestione dell’ordine pubblico in occasione delle trasferte europee e sul trattamento giudiziario riservato ai gruppi ultras all’estero.






