Si chiude dopo quasi dieci anni una complessa controversia amministrativa che ha visto contrapposti il Comune di Ardea e il titolare di uno stabilimento balneare tra i più noti del litorale cittadino. Al centro del contenzioso, una somma vicina ai 60mila euro e una lunga sequenza di atti amministrativi, richieste, diffide e ricorsi legati al corretto calcolo dei canoni per l’uso del demanio marittimo. A mettere la parola fine alla vicenda è stato il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che con la sua sentenza ha fatto chiarezza su un tema da anni oggetto di interpretazioni discordanti: quando e in quale misura un concessionario è tenuto a versare i canoni demaniali. I giudici amministrativi hanno ricostruito l’intero iter, partito a metà degli anni Dieci, evidenziando come le richieste avanzate dall’ente comunale nel tempo si siano basate su criteri non sempre coerenti e su una stratificazione di provvedimenti che hanno alimentato l’incertezza. La causa ha attraversato più fasi, con aggiornamenti degli importi richiesti, sospensioni, solleciti di pagamento e opposizioni da parte del concessionario, che ha contestato sia l’entità delle somme pretese sia il periodo di riferimento indicato dal Comune. Una vicenda che, nel corso degli anni, ha finito per rappresentare un caso emblematico delle difficoltà di gestione del demanio marittimo, soprattutto in territori a forte vocazione balneare come Ardea. Con la decisione del Tar, viene ora fissato un principio destinato a fare scuola anche per situazioni analoghe: il canone deve essere calcolato sulla base di presupposti certi e verificabili, tenendo conto dell’effettivo utilizzo dell’area e del periodo di validità della concessione, senza automatismi o interpretazioni estensive. Un pronunciamento che non solo chiude definitivamente il contenzioso, ma offre anche un quadro di riferimento più chiaro per amministrazioni e concessionari, chiamati a confrontarsi su un terreno spesso segnato da ambiguità normative e contenziosi prolungati.






