Dopo il vertice sulla manovra a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, e i ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti e dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, è stato deciso di mettere a punto un nuovo emendamento del Governo per riprendere le misure sulle imprese stralciate dall’emendamento omnibus che conteneva anche le misure sulle pensioni e in questo modo evitare di varare un decreto di fine anno ad hoc. “Si è deciso che è più opportuno, più corretto, anziché fare un nuovo decreto, inserire nuove coperture su un testo che peraltro la commissione ha già visto. Non si tratta di aggiugere argomenti nuovi ma di correggere le coperture di un testo che la commissione ha già visto e ha già sub emendamendato quindi non si tratta neanche di forzature”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “I contenuti di questo nuovo emendamento, che in realtà non è nuovo, sono gli stessi: cioè ZES, industria 5.0, i costi delle opere pubbliche cioè il caro materiali. Cambiano soltanto le coperture” perché “quelle precedenti non andavano bene, non ci saranno più riscatto laurea e le finestre mobili. Le coperture saranno all’interno dei piani Inps e nella rimodulazione di alcuni investimenti”, spiega il ministro. Con il protrarsi dei lavori in commissione è possibile uno slittamento dell’approdo della manovra in Aula al Senato. L’ipotesi è che si arrivi a martedì per chiudere i lavori il 24 dicembre in mattinata. È su questi tempi che si ragiona a Palazzo Madama: con l’annuncio del nuovo emendamento del governo, la commissione Bilancio ha dovuto aggiornare la seduta a domani mattina alle 10, con possibile fine dei lavori in serata. Gli uffici del Senato hanno bisogno di 36-48 ore per comporre il testo per l’Aula, è quindi difficile che possa essere pronto per lunedì mattina alle 9.30, come attualmente previsto.Dopo una notte di forti tensioni, il centrodestra riesce a rimettere temporaneamente in carreggiata l’iter della manovra, ma solo per poche ore. In serata, infatti, il governo presenta un nuovo emendamento in commissione, facendo slittare ancora il via libera finale a data da destinarsi. Nel frattempo, però, la parziale tregua consente di far avanzare le votazioni per tutta la giornata. Vengono così approvate diverse misure: dalla norma “bandiera” sull’oro di Bankitalia, che viene definito appartenente al Popolo italiano, all’allentamento della stretta sugli affitti brevi, passando per l’iperammortamento, il raddoppio della Tobin tax, la tassa sui pacchi, le modifiche su dividendi e affitti brevi, i voucher per le scuole paritarie e la possibilità per i Comuni di esentarle dall’Imu. Via libera anche a una misura sul comparto della difesa per rafforzare le capacità produttive e commerciali del settore. Restano però irrisolti molti nodi. Tanto che in serata la premier Giorgia Meloni convoca un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi con i vicepremier e il ministro dell’Economia. Dal subemendamento che cancella la stretta sulle pensioni restano infatti escluse diverse misure rilevanti: il Tfr per i neoassunti, alcune norme per le imprese (Transizione 5.0, caro materiali, Zes unica) e una parte consistente dei fondi per il Piano Casa. Nella maggioranza si fa sapere che parte di queste misure potrebbe confluire in un decreto da varare entro fine anno. Con un nuovo colpo di scena, però, il governo annuncia l’arrivo di un ulteriore emendamento da riportare in commissione: rientrano così le norme per la crescita e non è escluso il ripristino del silenzio-assenso sul Tfr per i neoassunti. Le opposizioni attaccano duramente. Il Pd parla di una maggioranza spaccata e di un ministro dell’Economia “sfiduciato” dai suoi stessi alleati, mentre la segretaria dem Elly Schlein denuncia “la rottura della maggioranza”. Giuseppe Conte (M5s) definisce la notte una “follia”, sottolineando il taglio delle risorse per le imprese. Nel corso della giornata passa anche il Piano Casa, ma nella versione riformulata il finanziamento scende a 10 milioni nel 2026, oltre ai 50 milioni già previsti per il disagio abitativo. Una cifra giudicata insufficiente dalle opposizioni, che abbandonano l’Aula al momento del voto e parlano di misura simbolica e propagandistica. Infine emerge l’ipotesi di un “tesoretto parlamentare”, sul modello dello scorso anno, con risorse destinate a interventi sui territori. Se ne saprà di più nella prossima seduta della commissione, prevista dopo il deposito del nuovo emendamento. Dopo lo “strappo” nella maggioranza sull pensioni, Elly Schlein ha convocato una conferenza stampa: “Trovo pazzesco questo colpo di mano tentato sulle pensioni perché non si scherza con i risparmi di chi ha lavorato una vita intera. Sulle pensioni si consuma il più alto tradimento delle promesse elettorali della Meloni”, tuona la leader dem. “La maggioranza si è rotta”, osserva Schlein.






