venerdì, Marzo 29, 2024

Musica, il 4 marzo di ottant’anni fa nasceva Lucia Dalla: rimane uno dei cantautori più importanti e originali dell’Italia

Il 4 marzo del 1943 nasceva Lucio Dalla. Una data difficile da dimenticare visto che è diventata il titolo di una delle sue canzoni più celebri ma anche una data fondamentale per la storia della musica italiana. Quella del cantautore bolognese è stata una carriera lunga cinquant’anni in cui ha intrecciato parole e melodie per raccontare l’anima di un Paese tra tradizione e musica leggera. Per ricordarlo escono in questi giorni nuove edizioni in vinile di alcuni dei suoi dischi più famosi e per il futuro Cesare Cremonini sta lavorando a un film su di lui. Per ricordare Lucio Dalla il modo migliore è sicuramente quello di riscoprire la sua musica. Per questo vengono ripubblicati alcuni dei suoi lavori più significativi: “1983”, che 40 anni fa raggiunse il primo posto nella classifica delle vendite, in vinile colorato splatter e audio rimasterizzato a 24Bit/192kHz dai nastri originali; “Come è profondo il mare”, capolavoro della musica italiana, in vinile picture disc; “Il giorno che aveva cinque teste”, disco ricco di tematiche sociali e di sonorità sperimentali scritto insieme al poeta Roberto Roversi, in vinile splatter e audio rimasterizzato a 24Bit/192kHz dai nastri originali; e “Mon Amour / Non sai cos’è”, 45 giri contenente il brano mai pubblicato in Italia “Mon Amour”, proposto per la prima volta in questa occasione in versione vinile rosso trasparente. Lucio Dalla era un entertainer dell’esistenza, un uomo animato da una religiosità profonda che viveva in pubblico, con un incredibile bagaglio di amicizie che andavano dal clochard ai potenti della terra tutti compresi, sempre a suo agio, anche perché era lui a dettare le regole: ha trasformato la sua data di nascita in un capolavoro musicale, la sua curiosità era insaziabile, trovava sempre il modo di cambiare senza perdere il contatto con il pubblico, divideva il palco con i colleghi, usava benissimo la televisione e i media, amava l’arte e ha sperimentato anche forme musicali vicine all’opera. Un artista di tutti che a dispetto della prematura scomparsa non se ne è mai andato ed è sempre tra noi. Lucio Dalla e le nuove generazioni Ma Lucio Dalla, scomparso improvvisamente undici anni fa, non se ne è mai andato. La sua lezione, per quanto difficilmente ripetibile, emerge nella musica di moltissimi cantautori di oggi, a partire da Cesare Cremonini, che ha fatto del portare Dalla alle nuove generazioni una missione. Per questo Cremonini ha duettato virtualmente con lui su “Stella di mare” nel tour dell’anno scorso, negli stadi prima e nei palasport dopo, e sempre per questo debutterà come regista in un film su Dalla di cui ha scritto anche il soggetto.  La carriera di Lucio Dalla Dalla è stato un autodidatta e non aveva particolari conoscenze teoriche eppure da ragazzo ha suonato con grandi del jazz come Chet Baker. Poi è stato capace di creare, prima ancora che uno stile, un suo codice musicale, plasmando e reinventando a suo piacimento la forma canzone. Uno così poteva nascere solo a Bologna, la città madre cui è rimasto legato per tutta la vita, culla italiana del jazz, riferimento dei giovani cantautori, centro propulsore della creatività del nostro Paese a cavallo tra gli anni 70 e 80. E non si può capire Dalla senza Bologna, quella delle osterie e di piazza Grande, uno dei più celebri luoghi della mente delle sue canzoni. Per come si sono evolute la scena e l’industria musicali oggi non sarebbe stata possibile una carriera come la sua: un lento e tutt’altro che facile avvicinamento al successo accompagnato da una certa diffidenza nei confronti di un talento dai comportamenti imprevedibili. Alla fine il vero successo è cominciato nel 1977 con “Com’è profondo il mare” quando aveva 34 anni. Il suo è un canzoniere di capolavori, da “4 marzo 1943” a “Piazza Grande”, passando per “Il gigante e la bambina”, “Anna e Marco”, “L’anno che verrà”, “Attenti al lupo” tra brani famosissimi e altri nascosti tra le pieghe di un repertorio straordinario. Nel frattempo coltivava interessi diversissimi, la passione per l’arte e per il cinema insieme all’amico Mimmo Paladino, la televisione, metteva in piedi, con “Banana Republic” e insieme a Francesco De Gregori, uno dei primi tour kolossal made in Italy negli stadi, si avvicinava ai suoi antichi amori operistici con “La Tosca”, aiutava Gianni Morandi a rilanciare la sua carriera con lo storico tour “Dalla Morandi”, conosceva un successo mondiale con “Caruso”. L’ultima volta dal vivo in Italia è stato il 18 febbraio 2012 a Sanremo, quarant’anni dopo la mitica esibizione di “4/3/1943”. Era arrivato all’Ariston come padrino di PierDavide Carone nella doppia veste di direttore d’orchestra e cantante. Sono passati dieci anni dalla sua morte e, insieme alla mancanza per l’assenza di un personaggio irripetibile, si avverte la sensazione di una presenza costante, come se non fosse mai andato via.
Redazione
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