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mercoledì, Ottobre 9, 2024

ARDEA, LA CROCIFISSIONE DI GUADAGNUOLO ESPOSTA AL CENTRO DI CULTURA “DOMUS DANAE” PER LA SETTIMANA SANTA

Come scrive Renato Mammucari: «…Numerosi artisti hanno rappresentato, ognuno a modo proprio, il tema della Crocifissione: Severini, Matisse, Rouault, Picasso, Dix, Dalì, Sutherland, Schiele, Kokoscka, Carrà, De Chirico, Chagall, Cagli, Cassinari, Pirandello, Bacon, Fontana, Martini, Manzù, Greco, Minguzzi, Annigoni, Fazzini, Guttuso, Congdon, Hainal, Guadagnuolo, per fare alcuni nomi, hanno contribuito a rappresentare, con le loro opere di ispirazione sacra, il male attraverso la tensione dei corpi e l’escavazione interiore rivelando che esso sta, purtroppo, all’interno degli uomini e nella vita tra gli uomini. È il male che mette l’uomo contro l’uomo, l’arte contemporanea lo testimonia bene un po’ in tutte le direzioni: dall’aggressività all’assassinio, dal sopruso alla menzogna…
Nella crisi che ha pervaso tutto il Novecento, gli artisti hanno ricercato quella spiritualità abbattuta proprio nel tema del Cristo e della “Crocifissione”, che diventa così il soggetto sacro più rappresentato. Il Crocifisso è l’archetipo umano e il Volto di Cristo dialoga con l’uomo contemporaneo per dare ancora delle risposte riguardo ai crimini sul pianeta e al male dilagante… Pablo Picasso nel 1930 dipinge una “Crocifissione” che preannuncia “Guernica”. Picasso con il suo stile cubista rivela come le atrocità della guerra portano solo morte, dolenza e tormento nella vita dell’uomo.
La Crocifissione, come “Guernica”, grava sulla sciagura belligerante, divenendo punto di riferimento per parecchi pittori.
In Italia Renato Guttuso, con la sua “Crocifissione” di impianto cubista e di vigorosa espressività, ha raccontato le vergogne del Nazismo e della guerra. Nel disegno iniziale dell’opera uno dei carnefici a cavallo, che simboleggia il male, presenta i tratti di Adolf Hitler…
Tre artisti diversi tra loro legano al tema della Crocifissione la Resurrezione: Fazzini, Guadagnuolo e Vangi e lo fanno in un modo nuovo per l’iconografia cristiana. Pericle Fazzini realizza nel 1975, per la Sala Nervi in Vaticano, “La Resurrezione”; un’apoteosi scultorea in bronzo di grande impatto scenografico, che unisce la Crocifissione al momento della Resurrezione. Nel 1987 il siciliano Francesco Guadagnuolo realizza una sua “Crocifissione”, nel dramma dell’uomo contemporaneo, che viene presentata a Roma all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, sorprendendo i presenti per aver prodotto una nuova immagine della Crocifissione; grazie a tale opera viene indicato dalla critica come l’interprete del nuovo realismo del dopo Guttuso. Nella “Crocifissione” di Guadagnuolo, Cristo continua a morire in un mondo ancora da salvare. L’artista fa vedere i vizi dell’umanità e i mutamenti dei popoli e dimostra che la classe politica, nonostante le sue insidie, menzogne e fallimenti, sia ancora a governare. Vediamo in quest’opera il nostro pianeta ferito, afflitto dall’ingiustizia, dallo spasimo umano e dalla cosiddetta cultura della morte (terrorismo), piaga nel terzo Millennio. Il tema prevalente in quest’opera è la meditazione sull’inquietudine e la crisi umana dei nostri tempi: l’uomo vive nel dubbio e trovandosi carente di certezze diventa inabile nel dare risposte circa la propria esistenza. Il dolore personale, unendosi allo strazio degli altri uomini, diventa universale. Ci si domanda quale destino sia riservato all’umanità: l’essere umano vive di rinunce, ma viene ancora sorretto da certi valori etici, nell’attesa di un’esistenza più umana. L’uomo riuscirà a dare senso alla propria vita? Questo interrogativo appare in tutta l’opera che è avvolta da un senso metafisico sul mistero della vita, della morte e della Resurrezione. Predomina la figura di Cristo, il cui corpo pare mutarsi in anima avvolta da intensa luce solare, che apre alla redenzione dello spirito. Nel 1999 Giuliano Vangi modella, con argento, oro, bronzo e nichel, un Crocifisso per il Presbiterio del Duomo di Padova, tributario nell’aspetto alla scienza tecnologica. L’opera manifesta la vittoria della vita sulla morte, la Risurrezione, e lo stesso artista a proposito delle braccia dice: “Spalancate non nel supplizio, ma piuttosto in quest’abbraccio redentivo per l’intera umanità”…».
Come non si può non ricordare “La Crocifissione con soldato” di Giacomo Manzù, anche perché essendo ad Ardea, città tanto cara allo scultore, al punto da lasciargli un bellissimo Museo con la sua “Raccolta Manzù” che è l’orgoglio della Città. L’opera tratta la storia, ossia l’occupazione tedesca, all’ epoca della seconda guerra mondiale. Manzù ha modellato il bassorilievo evidenziando la dolorosa condizione dell’uomo per esprimere la sua ostilità alla guerra.
Conclude il saggio Renato Mammucari: «… Il Cristo è sempre più vicino alla condizione dell’uomo d’oggi e alla sua immagine che incarna la lotta per la dignità umana, la difesa dei principi di libertà e dei diritti umani».

Redazione
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