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Civitavecchia, porto, a rischio anche l’automotive

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Civitavecchia – Otto treni su quattordici attualmente persi, un traffico fortemente voluto, a cui il porto si è aggrappato con veemenza, che rischia di essere dimezzato, se non oltre, l’occupazione che potrebbe risentirne in maniera consistente: si parla di 200 lavoratori in bilico. Anche il traffico auto è in serio pericolo. L’attuale situazione vede le macchine fabbricate a Melfi non arrivare più a Civitavecchia per essere imbarcate verso gli Stati Uniti, ma dirottate nel più vicino scalo di Gioia Tauro, dove Grimaldi, attraverso la compartecipazione di Automar SpA (40% Grimaldi, 40% Bertani e 20% Mercurio), ha acquisito dalla società tedesca Blg (che gestisce il traffico auto nel porto calabrese) il 50% di AutoTerminal Gioia Tauro spa. L’allarme era già stato lanciato lo scorso anno e poi a più riprese soprattutto dal presidente della Compagnia portuale Enrico Luciani. L’interesse verso lo scalo calabrese, la richiesta da parte della società di nuovi spazi rivolta a Molo Vespucci e finora non accolta, la necessità di consolidare un traffico trainante per il porto di Civitavecchia, ripropongono la necessità di mettere in atto tutte le azioni possibili per recuperare la situazione. In questi giorni il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Francesco maria di Majo è impegnato in una serie di incontri per cercare di riportare il traffico sul giusto binario, raccogliendo le richieste della società e facendosi mediatore in questa fondamentale partita.
“I vertici del porto e del Comune intervengano sullo Stato – ha spiegato il presidente della Cpc Enrico Luciani – anche attraverso la Regione Lazio. Proprio il Governo, ad esempio, sta promuovendo le Zes (zone economiche speciale ndr) specie in Calabria, e noi ancora pensiamo se completare la trasversale per Orte. A Di Majo chiediamo di accogliere la richieste di Grimaldi, in un accordo di interscambio: ponti d’oro per chi propone oggi traffici e lavoro. Le risposte ci sono, anche all’interno del porto: basti pensare agli 11 ettari inutilizzati del cantiere Privilege. Il mercato delle auto è florido, abbiamo i piazzali T1 e T2 pieni. Margini di manovra ci sono. Bisogna però capire che futuro e che strada intende prendere il nostro scalo”. Perché secondo Luciani il discorso è più ampio, e pur partendo dall’automotive, va a coinvolgere l’intera realtà portuale, a partire dai container. «Gli ultimi dati ci dicono che il traffico, nel Mediterraneo, sia in crescita di oltre il 20% – ha aggiunto il presidente della Cpc – Genova e Gioia Tauro addirittura stanno raddoppiando i propri volumi. Per la prima volta il Mediterraneo vince la sfida con i porti del nord Europa, arrivando quasi a pareggiare i traffici. In tutto questo Civitavecchia è assente». E Luciani torna a puntare il dito contro la concessione a Msc del terminal container, «oggi fermo – ha ribadito – per una chiara volontà di mettere un tappo su Civitavecchia: i container rappresentano oggi il traffico con il quale si misura l’efficienza di un porto. Civitavecchia che porto è oggi? C’è un disegno che ci vuole relegati al solo settore delle crociere, che va bene, non lo mettiamo in dubbio, ma non può essere il solo ed esclusivo traffico». Da qui la necessità sì di intervenire, ma a a 360 gradi, per indirizzare il porto verso lo sviluppo e dare davvero un nuovo slancio al territorio. (Seapress)
27/06/ 2017

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