Home Lazio Cultura LA SPIRITUALITÀ NELL’OPERA DI MANZÙ E DI FONTANA

LA SPIRITUALITÀ NELL’OPERA DI MANZÙ E DI FONTANA

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Con il titolo “Manzù. Dialoghi sulla spiritualità con Lucio Fontana”, nel Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma (Lungotevere Castello, 50) e nel Museo Giacomo Manzù di Ardea (Via Laurentina km 32) sono in esposizione, rispettivamente, 35 opere di Manzù e 30 opere di Fontana espressione dell’interpretazione della sacralità che caratterizza l’opera dei due grandi protagonisti dell’arte del Novecento. L’eccezionale posizione di Giacomo Manzù nel quadro dell’arte contemporanea è motivata dalla fedeltà ad una visione figurativa realizzata con piena validità poetica e innata disposizione emotiva a rivivere la scultura classica. A Lucio Fontana, uno dei protagonisti di maggior rilievo della continuità delle avanguardie storiche con quelle degli anni ’60 del Novecento, si devono le ricerche sulla “libera creazione” nella quale trovano unità le premesse astratte e gestuali attraverso la dilatazione dello spazio. Le loro opere, attraverso “forme” naturali e non, esprimono il tramite tra il visibile e l’invisibile dando concretezza al senso di spiritualità che distingue l’arte dalla altre attività umane. “All’indomani del secondo dopoguerra il tema dell’arte sacra appare tanto ampio quanto spesso venato di ambiguità. Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Roma, 1991) rappresenta in tale contesto un punto fermo. Specie in questo periodo egli prova difatti a stabilire un dialogo vivo e fruttuoso con l’arte contemporanea, fra l’altro prendendo parte, nel 1949, al concorso per la porta di San Pietro in Vaticano. Nello stesso periodo un secondo, grande maestro, Lucio Fontana (Rosario, 1899 – Comabbio, 1968) tenta di rispondere a interrogativi molto simili, ad esempio partecipando al concorso per le porte del Duomo di Milano del 1950. Stabilire un ponte, un dialogo fra Manzù e Fontana significa dunque riportare alla luce una linea essenziale dell’arte – italiana e non solo – fra gli anni cinquanta e sessanta del novecento”. La mostra, che resta aperta fino al prossimo 5 marzo, è organizzata dal Polo Museale del Lazio con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e in collaborazione con il Comune di Ardea e la Fondazione Giacomo Manzù. Ha inoltre collaborato lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma. La cura scientifica della mostra è di Barbara Cinelli (Università di Roma Tre) con Davide Colombo (Università di Parma). Gli altri componenti del comitato scientifico sono Penelope Curtis (Fondazione Calouste Gulbenkian Lisbona), Maria Giuseppina di Monte (direttrice del Museo Giacomo Manzù di Ardea), Flavio Fergonzi (Scuola Normale Superiore di Pisa), Micol Forti (curatore delle Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani) e Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore di Pisa). Il catalogo è pubblicato dalla casa editrice Electa.

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