giovedì, Maggio 2, 2024

Vitalizi, arriva alla Camera la Delibera-scure che consentirà il taglio di 1.200 assegni degli ex deputati

Dopo molti annunci, la delibera per il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari approda sul tavolo dell’ufficio di presidenza della Camera. Il presidente di Montecitorio Roberto Fico intende "sforbiciare" 1200 assegni che ricevono gli ex deputati nonostante le polemiche e le minacce di ricorsi e class action da parte dei diretti interessati. "Il taglio ai costi della politica è un tema su cui ci siamo concentrati da tempo", ha affermato. "E’ tra i principali obiettivi della legislatura", ribadisce Fico. Per il via libera alla Camera si dovrà attendere ancora qualche giorno, mentre al Senato, la pratica è in stand-by perché Elisabetta Casellati sarà in missione all’estero per l’intera settimana.
Non tutti i partiti hanno ancora stabilito quale posizione assumere: il Pd sarebbe intenzionato a non opporsi pur manifestando alcune perplessità di merito e metodo mentre Forza Italia prende tempo.
Secondo i calcoli dei questori, che sul tema hanno condotto un’istruttoria, con il ricalcolo secondo il sistema contributivo degli assegni che vengono erogati ai soli ex deputati si potrebbero risparmiare tra i 18 e i 20 milioni di euro ritoccando oltre mille prestazioni: alcune, a dire il vero poche se non pochissime, rischiano un taglio tra il 50 e l’80% mentre la maggioranza degli assegni, circa 700, potrebbero essere ridotti tra il 20 e il 50%. Per evitare situazioni limite si sarebbe valutata l’ipotesi di introdurre una clausola di salvaguardia che eviti di penalizzare eccessivamente alcune posizioni. Lo strumento legislativo che verrà usato sarà una delibera e non una legge, così come accaduto in passato. Ma il percorso non è poi così facile.
Ci sono almeno due problemi da affrontare. Il primo è che, al di là degli annunci trionfalistici oggi, l’Ufficio di presidenza della Camera vedrà solo il deposito della proposta, che dovrà essere discussa ed eventualmente emendata, e che quindi non potrà essere approvata prima di qualche settimana. Inoltre la riforma impatta su pochissime persone e il testo predisposto ha avuto bisogno di moltissimi correttivi. Ad individuare le (molte) criticità dell’operazione erano stati proprio i questori allora guidati proprio da Fraccaro in un documento intitolato “Ipotesi per l’effettuazione di un ricalcolo secondo il metodo contributivo delle prestazioni previdenziali attualmente erogate dalla Camera”. Nel testo si ipotizzava “una riduzione complessiva degli oneri per i trattamenti previdenziali diretti attualmente erogati a carico del bilancio della Camera nella misura del 20 percento dei medesimi, in base dell’anno”. Quella che viene spacciata per abolizione dei vitalizi, dunque, sarebbe in realtà un taglio del 20 percento. “In termini assoluti da una spesa annuale di 87,6 milioni di euro si scenderebbe ad una spesa di circa 70 milioni di euro”, rivelava ancora il documento, illustrato ed esaminato per la prima volta il 26 aprile. I quattro questori di allora (due oggi sono cambiati), dopo avere raccolto gli elementi alla base del calcolo, quantificavano anche la portata dell’intervento a Montecitorio, concludendo che a subire una riduzione delle prestazioni erogate sarebbero in tutto 1295 ex parlamentari.
Il “taglio”, come detto, riguarda dunque complessivamente meno di milletrecento persone. Tante, ma certo non un esercito. Di questi, emergeva ancora dalla relazione, “tredici titolari subirebbero una riduzione superiore al 50 per cento, fino a un massimo dell’82,8 per cento”. E ancora: “Una riduzione tra il 20 e il 50 percento della prestazione interessa il maggior numero dei titolari, pari a 786”. Numeri analoghi sarebbero emersi al Senato, dove, però il collegio dei Questori per intervenire aspetta di vedere le risultanze del dibattito alla Camera . Ecco come si arriva a quota 2600. Quello stesso documento metteva in luce alcune criticità dell’operazione. Una, in particolare, si stava per trasformare in una specie di autogol: col calcolo contributivo alcuni parlamentari di lungo corso, dopo il presunto “taglio” dei vitalizi, avrebbero finito addirittura per guadagnare di più. “Va segnalato – vi si leggeva – che tale metodo determina l’incremento dell’ammontare di circa 111 prestazioni attualmente erogate”. Questo aumento non comportava soltanto una brutta figura, ma anche “maggiori oneri stimabili nella misura di circa 2,1 milioni di euro”. Ecco perché, dopo essersi confrontato anche col presidente dell’Inps, Tito Boeri, il presidente della Camera, rispetto alla prima bozza, ha previsto alcuni correttivi. Il primo è proprio una “clausola di salvaguardia” che impedirebbe agli ex parlamentari di guadagnare dal ricalcolo e che, per converso, stabilisce una soglia minima. Per scoprire quale sarà bisognerà attendere l’esito della discussione, ma dovrebbe essere allineata alla pensione sociale minima o attorno ai 600 euro mensili. Sotto quella cifra non sarebbe possibile scendere e sopra l’assegno attualmente percepito sarebbe dunque impossibile salire. Il secondo correttivo riguarderebbe le vedove. Nella relazione si segnalava il problema di alcuni trattamenti pensionistici ottenuti grazie alla reversibilità da anziane signore che sono state mogli di parlamentari poi defunti. Nel dubbio, gli uffici di Montecitorio avrebbero suggerito di escludere dai tagli proprio gli assegni ottenuti con la reversibilità. Farà invece parte della proposta di regolamento che comincerà il suo iter oggi la sospensione dei vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva, che, però, è un provvedimento dal valore più simbolico che finanziario.
Il percorso dovrebbe essere piuttosto agevole: M5s e Lega hanno infatti la maggioranza nell’organismo con 10 componenti su 18 e nessun gruppo parlamentare si è detto pregiudizialmente contrario al ricalcolo dei vitalizi. I soli che sembrano destinati a dare battaglia sono proprio gli ex parlamentari, riuniti sotto le insegne dell’Associazione che li rappresenta. Oggi terranno una conferenza stampa per denunciare quello che definiscono un “attentato allo Stato di diritto” e hanno già annunciato un ricorso alla Corte costituzionale. Il metodo scelto è secondo loro ingiusto perché favorisce i parlamentari che hanno fatto più legislature e colpisce proporzionalmente di più chi è rimasto alla Camera o al Senato per una o due legislature. Se Nicola Mancino e Franco Marini, dopo sei legislature, e con vitalizi di oltre sei mila euro, dovranno giusto contenere le spese in cravatte e sigari, altri, come Fausto Bertinotti passerebbero da 4800 a 2900, e Ilona Staller vedrebbe dimezzato il trattamento attuale a 1200 euro, suppergiù come Gino Paoli. Nessuno di questi ultimi due morirà di fame e non succederà nemmeno a Gianni Rivera. Anche l’ex calciatore, infatti, avrebbe comunque il vitalizio falcidiato di quasi un terzo.

Redazione
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