domenica, Maggio 5, 2024

Di Maio contro le banche: "Un sistema che la deve pagare"

In questa convulsa metà di luglio, da registrare, sul fronte politico economico, un nuovo durissimo attacco da parte del M5S, questa volta al sistema bancario, a farla da padrone, scavalcando le sue competenze istituzionali, un vicepremier, questa volta Di Maio che sferra un durissimo attacco mentre nel suo stesso governo il ministro dell’economia Giovanni Tria frena sulla possibilità, promossa soprattutto dalla Lega, di una moratoria della riforma delle Bce varata dall’esecutivo Renzi e oramai sul punto di decollare. In Calabria per visitare l’azienda dell’imprenditore Nino De Masi, il ministro dello sviluppo e del lavoro Luigi di Maio ha criticato il comportamento di Mps nella vicenda che ha portato al fallimento dell’impresa per poi allargare il discorso al comparto bancario nella sua interezza. "Il sistema bancario la deve pagare – ha detto di Maio perchè ha avuto un atteggiamento arrogante infischiandosene dei risparmiatori e dello Stato ed è stato protetto da ambienti politici sia in questa regione che a livello nazionale. Se vogliamo sostenere le imprese dovremo ridurre l’arroganza di certe organizzazioni, quelle illegali e anche di alcune legali".
Parole dette certamente in un contesto difficile, ma che arrivano dopo che nei giorni scorsi, all’assemblea dell’Abi il presidente Antonio Patuelli ha ribadito l’importanza per l’Italia di partecipare maggiormente alle scelte della Ue altrimenti "potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani". Un argomento giù usato in altre occasioni da Patuelli ma che sono state lette da molti in relazione a certe affermazioni e progetti della maggioranza in chiave anti euro (il leghista Borghi presidente della commissione bilancio della Camera aveva addirittura criticato via twitter Patuelli dalla platea dell’assemblea) seppure esclusi più volte sia dal premier Giuseppe Conte che dal ministro Tria. Dall’Abi oggi non si commentano le parole di Di Maio nè altri riflessioni arrivano da ambienti bancari che, per prassi, evitano di contrapporsi alle dichiarazioni di componenti del governo o della politica (specie se come in questo caso generiche) preferendo semmai commentare o contrastare specifici atti o misure legislative e normative. Quello che si raccoglie in queste settimane fra banchieri e operatori è semmai la preoccupazione che la risalita dello spread e la caduta della Borsa possa tornare in maniera improvvisa se ci saranno strappi e fughe in avanti sulla tenuta dei conti pubblici. Turbolenze che indebolirebbero gli istituti bancari di fronte a una ripresa economica in rallentamento, come certificato sia dall’Fmi che dalla Banca d’Italia nei giorni scorsi.

Redazione
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