mercoledì, Maggio 1, 2024

Attacco on line al Quirinale, due Procure indagano. Hacher russi e ‘compari’ italiani dietro i ‘cinguettii’

Si fa largo il Russiagate all’italiana, ovvero l’attacco on line partito contro il Quirinale, nei giorni difficili della composizione del Governo in carica, soprattutto nelle ore scandite dall’obiezione del Capo dello Stato, sul ruolo dell’attuale ministro per i Rapporti con l’Ue, nel ruolo cardine di ministro dell’Economia. Tanti i sospetti della procura di Roma che è lavoro sugli attacchi via Twitter contro il Presidente della Repubblica con l’hashtag #Mattarelladimettiti, prodotti a milioni all’indomani del suo no a Savona come ministro dell’Economia. Si ipotizza che ha generare quella mole di traffico siano stati account dietro i quali si celerebbero hacker russi. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Copasir, intanto, si occuperà della questione lunedì, quando è prevista l’audizione del capo dei servizi Alessandro Pansa. Mentre la procura di Roma affida l’indagine al pool di magistrati che si occupa dell’antiterrorismo. Nella notte tra il 27 ed il 28 maggio, dopo la bocciatura di Sergio Mattarella a Paolo Savona come ministro dell’Economia nel governo Lega-M5s, spuntarono d’improvviso circa 400 nuovi profili Twitter, riconducibili a un’unica origine. E da lì sembra partire l’attacco hacker al Colle con l’hashtag #Mattarelladimettiti.
L’ipotesi di ingerenze estere nella vita politica italiana non ha finora portato a riscontri effettivi di collegamento con l’Internet Research Agency, l’Ira, la cosiddetta fabbrica di troll russi di San Pietroburgo sospettata di essere stata la regia di disturbo della campagna elettorale presidenziale americana. Investigatori e 007 italiani che indagano sulla vicenda di Mattarella, in stretta collaborazione con i colleghi statunitensi, sospettano che questi anonimi soggetti che sui social media lanciano messaggi virali siano gli stessi che parteciparono alla campagna del referendum costituzionale del 2016. Si tratterebbe di programmatori e debunker professionisti, finora inafferrabili.
Per i ricercatori Usa Darren Linvill e Patrick Warren, che nella loro inchiesta per la Clemson University hanno diffuso i tweet del Russiagate, sarebbero 8 gli account italiani diretti da una regia russa e autori di migliaia di messaggi diffusi ovunque via Vpn.
Otto gli utenti sospetti, dunque, – @AnnaromanO, @1Lorenafava1, @Gattisilgatti, @Vittoreguidi, @Frannervia, @Rossirossivin, @Sergio_Maestri, @Giovanna_Moret -, già disattivati da Twitter, che avrebbero generato dall’Italia 12.610 cinguettii, per la maggior parte retweet, per intervenire, secondo l’accusa che arriva dagli Stati Uniti, nella politica del Belpaese. Un sistema di scatole digitali, si aggiunge, che portano in Russia.
Dopo gli attacchi e gli insulti via social diretti al Presidente della Repubblica, nei giorni della formazione del governo Lega-M5s, la procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di attentato alla libertà del capo dello Stato. Anche la procura di Roma osa si muove e apre un’inchiesta. L’indagine sarà affidata al pool di magistrati che si occupa dell’antiterrorismo. A piazzale Clodio è attesa un’informativa della polizia postale.

Redazione
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