sabato, Maggio 4, 2024

L’intervento di Alessandro Di Battista crea imbarazzi tra Lega e M5S

Il senso della giornata alla fine lo dà Luigi Di Maio, la cui linea dialogante con l’alleato leghista di governo dovrebbe uscirne, sulla carta, con le ossa rotte. E invece: “A qualcuno fa comodo descrivere l’M5s come quattro sfigatelli che si fanno dettare l’agenda da Salvini ma non è così. Prima ci ignoravano, ora che non ci possono ignorare perché siamo al governo ci descrivono come subalterni". Come dire: ma noi qui siamo e qui intendiamo farci sentire. Anche se i sondaggi danno la Lega a bel oltre il 30 percento, e Matteo Salvini è uno che fa la voce grossa. Viceversa, per la Lega la giornata è stata a dir poco complicata. In mattinata i legali del partito hanno un incontro con i giudici della Procura titolare dell’inchiesta sui fondi del partito, quei 49 milioni che da Genova hanno fatto sapere che Via Bellerio dovrà restituire, in un modo o nell’altro. Novità: sul tavolo anche l’ipotesi di un prelievo graduale, in pratica una rateizzazione. Ma se ufficialmente si rispetta il riserbo, Salvini fa sapere quasi subito che non se ne parla. "Non posso rateizzare quello che non ho", liquida l’idea, "tiro dritto, la gente mi chiede ogni giorno di andare avanti, di non mollare. Questo incredibile affetto e sostegno popolare mi dà non solo forza ma determinazione e responsabilità”. E precisa: “Da quando sono segretario i bilanci sono certificati”. Una risposta a quanti, ad iniziare da Umberto Bossi, hanno affermato che, all’inizio della sua leadership, nelle casse leghisti c’erano una quarantina di milioni. I problemi però non sono solo quelli dei conti con il passato. Il fatto è che nell’alleanza di governo alcuni nodi rischiano di venire al pettine, iniziando dai rapporti con gli alleati. Da giorni la stampa rilancia voci di malumori crescenti tra i grillini, stanchi dei sondaggi che li danno inchiodati ai risultati del 4 marzo, mentre la componente verde dell’esecutivo vola, raddoppia, ha il vento in poppa. Né ha molto aiutato il tira e molla sul confronto, telefonico, che vi sarebbe stato tra Salvini e Di Maio, per un chiarimento sui modi e sui temi dell’azione di governo. Interviene in serata, dal Guatemala, Alessandro Di Battista, e attacca i leghisti su tutti i punti in cui è possibile andare all’attacco. Iniziando dalla faccenda dei fondi.
La Lega i 49 milioni "li deve restituire fino all’ultimo centesimo, ci mancherebbe altro", è la sua sentenza, "Se io fossi un militante della Lega sarei il primo a chiederlo perché sono quattrini anche miei. Le sentenze si rispettano, quindi restituiscano il maltolto". Il caso del Ponte Morandi: "Se la Lega si tirasse indietro sulla nazionalizzazione delle autostrade si sputtanerebbe. Mi auguro che non segua Giorgetti che rappresenta l’ala maroniana e liberista della Lega". Le alleanze con i sovranisti in Europa: "Le politiche migratorie di Orban vanno contro gli interessi italiani, quindi Orban non può essere mio alleato". Lo stile del leader leghista: “Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa. ‘Repubblica’ dice che è fascista, però si comporta come l’istituto Luce con Mussolini”. Niente viene lasciato indietro. Anche là dove pare si prendano le difese della linea politica dei leghisti, il sapore delle battute di Di Battista è quello del volersi reimpossessare dell’agenda politica. Come quando si viene a parlare dei migranti: "Io non credo che l’accoglienza sia la risposta. L’accoglienza è assistenzialismo, e l’Africa non ne ha bisogno". Raggiunto dalle critiche, Salvini tenta di chiudere la faccenda con una ulteriore battuta liquidatoria. "Se fossi in Guatemala passerei il tempo in maniera più ludica. Mi sa che è una roba interna ai 5 Stelle", manda a dire, suggerendo che il vero bersaglio sia Luigi Di Maio e la sua linea dialogante, cui si oppone anche il presidente della Camera, Fico.
E invece Di Battista sottolinea: con Luigi nessuna incomprensione. Anzi. Quanto a Luigi, il capo politico ora commenta sornione: “macchè sfigatelli …”.

Redazione
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