venerdì, Marzo 29, 2024

Omicidio del giornalista saudita, le prime ammissioni

Di fronte alle richieste sempre più pressanti di chiarimenti da parte della comunità internazionale, e minacciata di sanzioni dal suo maggiore alleato, gli Usa, l’Arabia Saudita ha ammesso che il giornalista Jamal Khashoggi è stato ucciso “in una colluttazione” nel consolato saudita di Istanbul. Ma sulla dinamica dell’episodio, e su dove sia finito il corpo, continua a regnare il mistero. Intanto diciotto cittadini sauditi sono stati arrestati. La televisione di Riad ha fatto sapere che è stato rimosso dall’incarico il generale Ahmed al-Asiri, un alto ufficiale dei servizi segreti coinvolto nella vicenda, e che il re Salman intende presentare una proposta per riformare l’Intelligence. Trump: sanzioni a Riad ma voglio parlare col principe – “Voglio parlare con il principe ereditario saudita prima di intraprendere i prossimi passi”. Lo ha detto Donald Trump parlando con i giornalisti a bordo dell’Air Force One. Il presidente Usa ha quindi spiegato che per l’omicidio Khashoggi preferirebbe “un certo tipo di sanzioni” contro l’Arabia Saudita, salvando però gli accordi per la vendita di armi che se messi in discussione metterebbero in difficoltà società e posti lavoro americani. Giovedì la procura di Istanbul ha interrogato come testimoni 15 dipendenti turchi della sede diplomatica di Riad. Tra loro contabili, tecnici, operatori telefonici e anche l’autista del console. Non c’era lui però alla guida del minivan nero modello Mercedes Vito con targa diplomatica ispezionato dai tecnici della scientifica turca utilizzando sostanze chimiche in grado di rendere evidenti tracce ematiche non visibili a occhio nudo. Sarebbe questo il mezzo con cui il corpo di Khashoggi – o i suoi resti – sono stati trasportati fuori dal consolato.

Redazione
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