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Decreto Sicurezza, sì della Camera alla fiducia tra i mal di pancia del M5S. L’esame prosegue

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Matteo Salvini, vice premier e ministro dell'Interno, durante il voto di fiducia al Senato sul decreto sicurezza, Roma, 7 novembre 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

L’Aula della Camera conferma la fiducia al governo sul decreto legge Sicurezza con 336 voti a favore e 249 contrari. L’Assemblea passa ora all’esame dei circa 140 ordini del giorno al testo, in gran parte presentati da Pd e Leu e che sul punto hanno annunciato ostruzionismo.

Proseguirà nella mattinata di mercoledì, a partire dalle 9.30, nell’Aula della Camera l’esame del decreto legge sicurezza su cui il governo ha incassato a fiducia. Si continuerà nell’esame dei circa 140 emendamenti presentati al testo, prevalentemente da parte dei gruppi di opposizione. A seguire si passerà alle dichiarazioni di voto: trattandosi di un decreto legge ciascun deputato avrà diritto di intervenire per dieci minuti, e i deputati del Pd, come detto, annunciano che useranno tutto il tempo a loro disposizione. Il decreto prevede 39 articoli, suddivisi in 4 capitoli: misure che vanno dall’abrogazione dell’istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari, al restringimento dell’azione degli Spar, dai trattenimenti più lunghi nei Cpr, Centri di permanenza per i rimpatri, a norme più severe per la concessione della cittadinanza, fino all’estensione del taser (la pistola ad impulsi elettrici), dei Daspo nelle città e alle norme sulla lotta alle mafie. Per il M5S è un boccone amaro e non si nascondono i malumori tra i parlamentari: Facce scure, bocche cucite e poca voglia di ‘festeggiare’. Nonostante le perplessità sollevate sul provvedimento, l’ala ‘critica’ del M5S alla Camera alla fine ha accordato la fiducia al governo. Unica assente giustificata la deputata Sara Cunial, ma “per motivi di salute”, viene spiegato dai vertici del gruppo parlamentare stellato. La delusione e il nervosismo restano tuttavia palpabili.

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