giovedì, Aprile 25, 2024

Il Censis nel suo Rapporto certifica il malessere e la rabbia degli italiani. “Sovranismo psichico”

Un sovranismo psichico, prima di quello politico, come risultato della cattiveria che gli italiani provano, per riscattarsi dalla delusione per la mancata ripresa economica, e che spesso rivolgono contro gli stranieri. E’ la diagnosi impietosa della situazione sociale italiana, come risulta dal 52/o rapporto Censis che ha analizzato la società italiana. All’origine del sentimento c’è il cosiddetto ascensore sociale: l’Italia è il paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che dicono di avere un reddito e una capacità di spesa migliori di quelle dei propri genitori: sono il 23% contro una media europea del 30% (i picchi sono in Danimarca a quota 43% e in Svezia al 41). A pensarlo sono soprattutto le persone con un reddito basso, convinte che nulla cambierà nel loro portafogli. La delusione si intreccia con la percezione di essere poco tutelati ‘a casa’: il 63,6% è convinto che nessuno difende i loro interessi e la loro identità e che devono pensarci da soli. “La non sopportazione degli altri sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”, sottolinea il capitolo del Censis che fotografa la società italiana. Per il Rapporto “il sovranismo psichico” ha quindi ragioni sociali ed economiche, e dopo il rancore è arrivata “la cattiveria”. “La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani”, avverte il Censis, aggiungendo: “Ecco perché si sono mostrati pronti ad alzare l’asticella. Si sono resi disponibili a compiere un salto rischioso e dall’esito incerto, un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, se la scommessa era poi quella di spiccare il volo”. Da qui le scelte politiche nuove: “Non importa se si rendeva necessario forzare gli schemi politico-istituzionali e spezzare la continuita nella gestione delle finanze pubbliche. E’ stata quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle elite, purché l’altrove vincesse sull’attuale”. Per il Censis siamo di fronte ad “una reazione pre-politica con profonde radici sociali, che alimentano una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore – diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare”. Perché tutto questo? Per il Rapporto del Censis “il processo strutturale chiave dell’attuale situazione è l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive”. Infatti “l’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23%, contro una media Ue del 30%, il 43% in Danimarca, il 41% in Svezia, il 33% in Germania”. E non pare esserci più speranza per un futuro migliore: “Il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l’89% di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita”. Molta delusione anche per il promesso cambiamento, sottolinea il Censis: “Il 56,3% degli italiani dichiara che non è vero che le cose nel nostro Paese hanno iniziato a cambiare veramente. Il 63,6% è convinto che nessuno ne difende interessi e identità, devono pensarci da soli (e la quota sale al 72% tra chi possiede un basso titolo di studio e al 71,3% tra chi puo contare solo su redditi bassi)”. Da tutto questo deriva “la insopportazione degli altri che sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”. Così “le diversità dagli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: il 69,7% degli italiani non vorrebbe come vicini di casa i rom, il 69,4% persone con dipendenze da droga o alcol. Il 52% è convinto che si fa di più per gli immigrati che per gli italiani, quota che raggiunge il 57% tra le persone con redditi bassi”. Questi – avverte il Censis – “sono i dati di un cattivismo diffuso che erige muri invisibili, ma spessi” e “rispetto al futuro, il 35,6% degli italiani è pessimista perché scruta l’orizzonte con delusione e paura, il 31,3% è incerto e solo il 33,1% è ottimista”.

Redazione
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