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Manifatturiero italiano e nell’Eurozona nel vortice della recessione

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Sempre più in zona recessione il manifatturiero di eurozona e Italia. Se dalla Cina giunge un alito di vitalità, nell’Unione valutaria le indagini condotte tra i responsabili degli approvvigionamenti hanno indicato ulteriori indebolimenti di questo comparto chiave dell’industria. In Italia il manifatturiero ha registrato l’ottavo calo cosnecutivo della produzione e il Purchasing managers index (Indice Pmi) è calato ulteriormente, a 47,4 punti a marzo, secondo la società di ricerche Ihs Markit, minimo dal maggio del 2013 e dopo 47,7 punti a febbraio.

In questa indagine i 50 punti sono la soglia limite tra crescita e contrazione. L’indice Pmi relativo a tutta l’area euro, a 47,5 punti, è calato ai minimi da seri anni e mezzo, da 49,3 punti a febbraio e con valori peggiori di quanto indicato nella stime preliminare. Markit riporta il calo di ordinativi più forte da fine 2012 e il livello di fiducia più basso da sei anni. L’indice relativo al manifatturiero della Germania è caduto a 44,1 punti, ai minimi da 80 mesi.

Guardando nello specifico i dati sull’Italia, Markit riferisce che quello dei beni di consumo è stato l’unico sotto settore ad osservare un miglioramento, mentre beni intermedi e di investimento hanno segnato forti deterioramenti. Le aziende campione riferiscono di cali sia della domanda nazionale che di quella estera.

L’indagine segnala “malessere” e secondo Amritpal Virdee, economista di Ihs Markit “dato il rallentamento della domanda da parte dei mercati europei più vicini, pare destinato a continuare durante il secondo trimestre il declino della produzione manifatturiera”. Guardando a tutta l’area euro il capo economista Chris Williamson parla di “un intensificarsi di rischi” mentre il peggioramento ha “una natura di carattere generale”. L’indice elaborato sempre da Markit sulla Cina (posto che il governo cinese pubblica una sua indagine analoga) ha invece segnato un certo miglioramento, a 50,8 punti dai 49,9 di febbraio.

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