sabato, Maggio 4, 2024

Quando Sergio Leone girò a Palo e venne a Ladispoli

Quando Sergio Leone girò a Palo e venne a Ladispoli

A proposito dell’intitolazione del lungomare di Marina di San Nicola al grande Maestro del Cinema

 

Ha scritto recentemente l’autorevolissima ANSA che è la prima agenzia di informazione multimediale in Italia ed addirittura la quinta al mondo dopo Reuters, AP, AFP ed EFE : “ Di lui oggi si può dire a giusto titolo: è stato un gigante che guardava al mondo e mai ha scordato le sue radici, è stato classico e sperimentatore insieme, ha saputo far rivivere sulla scena mondiale del mito americano i grandi filoni della sua matrice europea: melodramma, epica, commedia. Insomma, Sergio Leone ci appare oggi come il Giuseppe Verdi del cinema italiano.” A questo formidabile regista italiano divenuto famosissimo in tutto il mondo dirigendo magistralmente solo sette film, l’Amministrazione Comunale di Ladispoli ha deciso di intitolare, alla memoria, il lungomare di Marina di San Nicola. Il motivo è che nel 1952, ai suoi esordi nel cinema agli inizi di una straordinaria (purtroppo breve) carriera, girò, vicinissimo a questo luogo, come assistente alla regia di Mario Soldati ben due film di “cappa e spada” che ebbero un veramente ottimo successo: “I tre corsari” interpretato, fra gli altri, anche da Renato Salvatori ed Ettore Manni e “Jolanda la figlia del Corsaro Nero” sempre con Renato Salvatori e con May Britt, attrice svedese all’epoca molto nota che poi sposò Sammy Davis jr. ritirandosi dalle scene. I due suddetti film furono girati sia in riva al mare, proprio al termine dell’attuale lungomare di Marina di San Nicola poco prima della Posta Vecchia e del Castello Odescalchi, ove era stato costruito ad hoc (sul mare addossato alla terraferma) una parte di un galeone ed anche , vuoi in interni che in esterni, nelle pertinenze dei suddetti edifici e nel piccolo borgo di Palo. Ma Sergio Leone, sia lui che i suoi genitori, vennero, subito negli anni successivi, varie volte a Ladispoli (all’epoca, come è noto, frazione di Cerveteri) ospiti della mia famiglia in via Fiume che ancora era sterrata con i “fossetti” ai due lati popolati di ranocchie e rospi a cui, in determinati periodi, davano la caccia sinuose bisce. Il motivo dominante era che i suoi genitori erano estremamente legati ai miei ciò partendo addirittura da mio nonno Arnaldo il quale era amicissimo di suo padre l’avv. Vincenzo Leone in arte Roberto Roberti. Per non parlare poi di Sergio che, figlio unico, considerava mio padre Amerigo ( più anziano di lui) come una sorta di amatissimo ed ascoltatissimo fratello maggiore. Chiaramente questo legame affettivo mi fu trasmesso in toto ed io ho vissuto, per anni, un mix irrepetibile di immensa ammirazione e di altrettanto affetto nei confronti di questo Grandissimo Maestro del Cinema, che cercai, a mio modo nel mio infinitamente piccolo, di omaggiare dedicandogli la mia tesi di laurea in Storia e Critica del Cinema dal titolo, manco a dirlo, “Sergio Leone fra cinema e realtà” andando ad abdicare ( con molto rammarico da parte del titolare della cattedra ma con una convinta gioia da parte mia) a quella in Organizzazioni Internazionali, materia che avevo biennalizzato prendendo due 30 e lode e per la quale mi ero già accreditato a Roma presso vari Enti internazionali. Ma anche in questo caso, per la mia tesi su di lui e le sue opere, Sergio mi aiutò moltissimo, sia mettendomi a disposizione la sua biblioteca cinematografica sia facendomi tradurre da lingue per me assolutamente impraticabili, molti brani di testi che parlavano di lui, libri da lui stesso suggeritimi. Sempre grazie a lui, nel 1969, entrai alla Euro International Film andando a svolgere un interessantissimo lavoro tecnico all’Ufficio Edizioni. Alla Euro avevo come direttore generale il bravissimo Fulvio Frizzi il padre di Fabrizio con il quale stabilii, dopo averlo conosciuto, un gran bel rapporto di reciproca simpatia. Fulvio Frizzi che poi mi chiamò alla Cineriz ma in quel periodo già lavoravo per Leone nella produzione del film “Il mio nome è Nessuno”. Fra l’altro rammento ancora con quanta emozione ricevetti da lui nel 1971, come direttore di edizioni della Euro, presso la Technicolor ( che ancora stampava con le sue speciali matrici copyright solo Technicolor) di via Tiburtina l’ok per andare prima in censura e poi in serie (trattandosi di un film di un regista italiano mentre per quelli stranieri dovevo fare tutto io affinché divenissero pellicole visibili in italiano) con “Giù la Testa” quando, con tutta la dirigenza di quella azienda schierata (questo perché c’era la star Sergio Leone) mi disse ad alta voce: “Arnaldì ora pensaci tu, so che, per il prosieguo, il mio film non potrebbe stare in mani migliori”. Immenso, grandissimo, generosissimo,affettuoso Amico, quanti grandi Capolavori avresti potuto ancora regalarci e nonostante siano passati trenta anni dalla tua scomparsa, ancora mi risuona nelle orecchie, come un mantra, ogni volta (spesso) che ci vedevamo “Arnaldì portami Amerigo!”. Perché sì a me era estremamente affezionato ma sopra di me,ad anni luce di distanza, nella sua inscalfibile scala dei valori (quella di un Uomo di una intelligenza assolutamente e di gran lunga superiore alla media), c’era mio padre, solo ed esclusivamente lui : Amerigo il suo inscalzabile “fratello maggiore”. Ciao Sergio.

Arnaldo Gioacchini

Redazione
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