venerdì, Aprile 19, 2024

Editoria, “Prima degli ultimi”, le drammatiche storie dei migranti che sbarcano a Lampedusa raccontate nel libro di Rino Canzoneri

Sono arrivati da soli e senza più nessuno al mondo. Quando sono sbarcati a Lampedusa, Alisia Gift, Naila e Leonardo avevano presumibilmente rispettivamente 23 giorni, 9 mesi ed un anno e mezzo. Avevano attraversato il deserto e il mare in tempesta con le loro madri, poi morte nella traversata del Mediterraneo, assieme a tanti altri compagni di viaggio. Nessuno dei loro corpi è stato recuperato. Sono bambini senza un passato e senza una storia. Si sa solo che sono bambini venuti dal mare. Hanno storie drammatiche che, però, il destino ha voluto che diventassero belle, ricche di emozioni e di amore, grazie a tre donne che si sono prese cura di loro e, con i rispettivi mariti, li hanno adottati e li stanno facendo crescere in modo meraviglioso. La storia di questi bambini, che oggi hanno quattro anni, e delle donne, diventate mamme dall’oggi al domani, le emozioni e i sentimenti provati sono raccontati nel libro ‘Prima gli ultimi’, le storie di chi non si è girato dall’altra parte, del giornalista Rino Canzoneri, pubblicato dalle edizioni Paoline. “Naila – racconta nel libro Silvia Buzzone, la sua mamma adottiva – è una bambina straordinaria e piena di vita, intraprendente, coraggiosa e una grande chiacchierona. Da quando è arrivata lei, la nostra vita è completamente cambiata. È cresciuto il nostro senso di umanità, la nostra attenzione verso chi è in difficoltà, abbiamo scoperto che donare qualcosa agli altri è prima di tutto fare un regalo a noi stessi, qualcosa che ci fa stare bene. La sua storia così terribile – aggiunge – e saperla sola su questa terra, ci ha legati a lei in un modo fortissimo. Forse non ci crederete, ma la amo più di una figlia naturale. Se l’avessi partorita io, non credo che le vorrei più bene di quanto gliene voglio. Sento forte la responsabilità nei suoi confronti, perché so che devo essere una buona madre anche per la sua mamma naturale che gli voleva tantissimo bene, tanto da decidere di affrontare un viaggio così rischioso, per darle un futuro migliore e che l’ha protetta, dando anche la sua vita per farla arrivare sana e salva dove avrebbe voluto portarla”. Carmen Chiaramonte ha avuto in adozione Alisia Gift quando la bambina aveva circa 3 mesi. Era sbarcata quando aveva circa 23 giorni ed era rimasta due mesi in comunità dove l’avevano coccolata tutti come una figlia. Quando in Tribunale per la prima volta gliela diedero in braccio le sembrò di essere in paradiso e provò la più grande gioia della sua vita. E mentre davanti alla giudice firmava le carte che formalizzavano l’adozione, la bambina si addormentò. E la giudice le disse: “Signora, siamo a cavallo. Si vede che la bambina già si fida di lei”. “Siamo arrivati a casa – racconta Carmen nel libro – e Alisia appena si svegliò mi fece lunghissimi sorrisi, come se mi conoscesse da sempre, facendomi provare l’ebbrezza e la grande felicità di essere madre e, sapendola così fragile e sfortunata, e nel modo come era arrivata a noi, non riuscivo più a trattenere le lacrime”. Leonardo va all’asilo ed in classe ed è un piccolo leader. Racconta agli altri bambini dell’Africa, “dove sono nato e per questo sono nero, dove ci sono i leoni, le zebre e le giraffe che si vedono nei cartoni animati in Tv, e che qui non ci sono”. Con i suoi racconti pieni di pathos, li affascina e li conquista. Tanto che un bambino un giorno gli disse: “Anch’io voglio diventare nero e so come fare. Vado a mare e non mi metto più la crema”. “Mi sono messa a ridere – dice la mamma Maria Elena Poderati – pensando come gli occhi dei bambini vedono le cose diversamente da noi. Il bianco che voleva diventare nero. Una cosa impensabile per noi adulti”. Le considerazioni di Leonardo sono sempre acute e divertenti. Come quando chiese alla madre: “Perché tu sei bianca ed io nero?”. E senza attendere la risposta aggiunse: “Tu e il nonno siete bianchi perché bevete troppo latte. Dovete mangiare più cioccolato e così diventerete neri come me”.
Redazione
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