venerdì, Aprile 19, 2024

Intercettazioni: dopo il via libera dalla Camera, domani il voto finale

Diverse le novità contenute nel provvedimento, che modifica in vari punti le disposizioni della legge Orlando. A partire dal fatto che la scelta delle intercettazioni rilevanti o meno non sarà più solo della polizia giudiziaria, ma rientrerà nella sfera decisionale del pubblico ministero, con l’apposito archivio informatico che sarà gestito sotto la diretta vigilanza del Procuratore della Repubblica. “Il pubblico ministero – aveva spiegato il sottosegretario Andrea Giorgis – dà indicazioni e vigila affinché nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dai personali definiti sensibili dalla legge, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini. Inoltre tutte le conversazioni che, al termine delle intercettazioni, saranno ritenute non rilevanti dal Pubblico Ministero, non entreranno nel fascicolo e resteranno segrete. Solo i difensori potranno ascoltarle e avere visione dei verbali, ma senza averne copia, al solo scopo di richiedere che vengano, ai fini difensivi, inserite tra quelle rilevanti. In caso di dissenso con il Pubblico Ministero la decisione sarà del giudice”. Il decreto disciplina inoltre in modo rigoroso l’uso del captatore elettronico, il cosiddetto Trojan: “la riforma Orlando – aveva spiegato ancora Giorgis – ha equiparato la disciplina dell’uso del trojan in luoghi pubblici a quella delle intercettazioni ambientali”. Nel nuovo testo sulle intercettazioni, poi, il giornalista che pubblica l’intercettazione non rischia più di essere incriminato per violazione di segreto d’ufficio e restano sostanzialmente le regole in vigore oggi. Il provvedimento detta anche indicazioni chiare rispetto alle indagini tuttora in corso, per cui valgono le regole attualmente in vigore: le nuove si applicheranno a tutte le iscrizioni di notizia di reato successive al 29 febbraio, quando la nuova normativa entrerà in vigore. “Adesso il provvedimento farà il suo iter parlamentare per la conversione – aveva concluso Bonafede – ma c’erano atti che non potevamo ritardare, perché si mettevano a rischio tutte le indagini in corso nelle varie procura italiane”.
Redazione
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