giovedì, Marzo 28, 2024

Effetto coronavirus, affondano le borse asiatiche. Spread in Italia a 177 punti

Lo spread tra Btp e Bund è schizzato questa mattina a 177 punti base, dalla chiusura a 161 punti di ieri, con un tasso di rendimento del decennale italiano dell’1,16%. Le Borse asiatiche affondano sotto il peso dei timori sulla diffusione accelerata dell’epidemia del coronavirus che ha ormai raggiunto quasi 50 Paesi partendo dalla Cina: Tokyo cede il 3,67%, Shanghai il 3,36% e Hong Kong il 2,77%. Pesante anche Seul (-3,35%), dopo che la Corea del Sud ha riportato oggi altri 256 casi di infezione, fino al totale di 2.022, mentre le vittime restano 13. Male anche Singapore, a -2,83%, e Shenzhen, a -4,07%.
La Borsa di Tokyo accentua il calo sul finale di seduta, dopo il crollo registrato ieri a Wall Street, scendendo sotto i 21mila punti per la prima volta da settembre, con le preoccupazioni sempre più allarmanti degli investitori per un’espansione del coronavirus a livello globale. Il Nikkei arriva a cedere fino al 3,67%% a quota 21.142.96, e una perdita di oltre 800 punti. Sul mercato valutario lo yen si è andato rafforzando sul dollaro a 108,30, e sull’euro a 119.70. Non si arresta il calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali. Il Wti perde il 2,6% (dopo il -3,4% di ieri) arrivando a 45,85 dollari. Il Brent è invece a 51,01 dollari, in calo del 2,2%.
Il tonfo di ieri, aleggia lo spettro della crisi 2008 – Nuovo tonfo delle borse mondiali. Avviandosi verso la settimana peggiore dal 2011, l’Europa chiude in profondo rosso e vede svanire 328 miliardi. Milano perde il 2,66%, scivola ai minimi da dicembre e brucia 14 miliardi. Male Londra e Parigi, che accusano perdite superiori al 3%. Affonda anche Wall Street, impegnata in una corsa senza freni verso i suoi sette giorni peggiori dalla crisi finanziaria. I listini americani chiudono con perdite oltre il 4% in quello che alcuni osservatori definiscono un nuovo “bagno di sangue” con gli indici in “caduta libera”. Il giovedì è stato particolarmente nero per il Dow Jones e lo S&P 500 che hanno accusato le perdite maggiori della storia in termini di punti. Crollano anche il petrolio, che aggiorna i minimi degli ultimi 13 mesi perdendo il 3,9%, e i rendimenti dei Treasury: scendono ai nuovi minimi storici con la fuga degli investitori verso i beni rifugio. Mentre sulle piazze finanziarie e l’economia aleggia lo spettro della crisi del 2008, il coronavirus fa paura soprattutto alle compagnie aeree che temono un effetto stile 11 settembre sui viaggi. Le banche centrali seguono gli sviluppi ma al momento, nonostante il pressing per un taglio dei tassi, restano a guardare. Christine Lagarde lo dice chiaramente: “al momento non siamo in un fase che richiede” una risposta della Bce. Sulla stesa lunghezza d’onda la Fed. La banca centrale americana monitora ma per ora non trapela nessuna indicazione su un possibile intervento: l’idea di fondo – afferma il presidente della Fed di Chicago Charles Evans – è che gli effetti del virus saranno temporanei e, quindi, al momento è prematuro considerare un allentamento monetario. Eppure economisti e analisti chiedono a gran voce una discesa in campo coordinata delle banche centrali per far fronte all’emergenza del virus e riportare fiducia sui mercati. Le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed sono schizzate a oltre il 60% per la riunione di marzo, e molti chiedono almeno tre riduzioni del costo del denaro quest’anno per limitare i danni all’economia. La ripresa americana per ora procede: nonostante un indebolimento dei consumi, il pil del quarto trimestre è salito del 2,1%, in linea con le attese. Il 2019 si è chiuso con una crescita del 2,3%, in deciso rallentamento rispetto al +2,9% del 2018 e al +2,4% del 2017. I dati non includono ancora il potenziale effetto del coronavirus, che senza dubbio ci sarà. Lo ha ammesso lo stesso Donald Trump che sulla forza dell’economia e di Wall Street ha impostato la sua campagna elettorale per la rielezione. Secondo Goldman Sachs il virus potrebbe azzerare la crescita degli utili della aziende americane nel 2020. Convinto che il coronavirus avrà un effetto sulla crescita globale è il Fmi, sicuro che “un’azione coordinata” sarebbe utile ad affrontare l’emergenza. Bank of America ritiene che l’economia mondiale sia avviata alla crescita annuale più lenta dal 2009, con il pil previsto crescere quest’anno solo del 2,8%, meno del 3,1% inizialmente previsti. “I rischi sono al ribasso. Le nostre stime – avverte la banca – non includono una pandemia globale che praticamente fermerebbe l’attività economica in molte città”. L’emergenza coronavirus sta costringendo il Fondo a valutare una revisione del format delle riunioni di primavere, in calendario in aprile a Washington. Una delle ipotesi allo studio sarebbe quella di riunioni ‘virtuali’. Nessuna decisione al momento comunque è stata presa e il Fmi come i mercati finanziari e le autorità resta alla finestra pronto ad agire.
Redazione
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