mercoledì, Novembre 6, 2024

Cinema, quarant’anni fa ci lasciava Peter Sellers: maestro dello humour britannico e geniale attore drammatico

di Alessandro Ceccarelli
“Che cos’è la felicità si saprà soltanto dopo essersi sposati. Ma allora sarà troppo tardi.
Gli uomini dovrebbero sposare solo delle cattive cuoche, poiché una buona cuoca accorcia 
la vita. Quando un’amica diventa troppo costosa non resta che sposarla”
(Peter Sellers)
E’ stato uno degli attori comici più innovativi della storia del cinema. Il suo humour era sofisticato, brillante, esilarante. La sua capacità di trasformare il volto e il corpo era semplicemente sbalorditiva. Sul set de “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick, diede probabilmente il massimo del suo straordinario talento recitativo. In quel film fece tre parti: un impacciato presidente degli Stati Uniti, un ufficiale britannico piuttosto codardo e il folle esperto di armamenti nucleari, ovvero il dottor Stranamore. Sempre con Kubrick, aveva girato il controverso “Lolita”, dove aveva sperimentato con successo il registro drammatico. Da ricordare infine una delle sue ultime apparizione sul grande schermo, nel film di Hal Ashby, “Oltre il giardino”, una delle commedie più originali e sofisticate che il cinema americano ricordi. In questo film surreale e toccante, Sellers offre un saggio di recitazione realistica, commovente e malinconica. Forse era la sua vera natura. Peter Sellers nacque dal protestante Bill Sellers e dall’ebrea Agnes Doreen Marks. Sellers crebbe in un ambiente che gli permise di mettere in risalto il suo naturale talento; i suoi genitori erano infatti attori di varietà e da loro apprese tutto quello che c’era da sapere sul mondo dello spettacolo. Studiò in una scuola cattolica, sebbene nessuno dei genitori fosse religioso. Abilissimo ballerino, fu anche un talentuoso batterista: andò infatti in tournée con diverse jazz band, e come musicista fu anche un dotato suonatore di ukulele e banjo (si esibì al londinese Windmill Theatre).  Arruolatosi nel 1942 nella RAF (in cui divenne caporale), organizzava di tanto in tanto improvvisati spettacoli per divertire i commilitoni, imitando i superiori. Da quell’esperienza è stato sostenuto che abbia tratto successivamente più di uno spunto artistico, in particolare per il” Dottor Stranamore”. Tornato alla vita civile, mise in risalto le sue qualità a teatro e alla radio facendo cabaret, cantando e incidendo alcuni dischi. Egli stesso raccontò di aver faticato a trovare la giusta chiave per il successo, arrangiandosi con espedienti, come quando telefonò ad un produttore, imitando la voce di Kenneth Horne, per “raccomandarsi” per un’audizione. Fu alla radio che conobbe un inizio di celebrità, grazie al programma della BBC “The Goon Show” (1951 – 1960), insieme a Spike Milligan, Harry Secombe e Michael Bentine. Debuttò nel cinema negli anni cinquanta, lavorando sia negli Stati Uniti che nella natìa Gran Bretagna, e interpretando diversi film, anche se non tutti di successo. Risale al 1955 il suo primo vero successo nel cinema, grazie alla commedia “La signora omicidi”, in cui interpretò il ruolo di un gangster maldestro. Nel 1962 ottenne una parte secondaria in Lolita di Stanley Kubrick, regista che lo avrebbe poi rivoluto nel film “Il dottor Stranamore, ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”. In questa occasione, Kubrick (ben noto per essere un regista molto esigente) gli concesse una “licenza” di recitazione a ruota libera per i tre personaggi previsti dal film, una concessione che il regista avrebbe in seguito rilasciato solo a Jack Nicholson per il film Shining (1980).  Nel 1963, chiamato da Blake Edwards a interpretare “La Pantera Rosa”, la sua carriera ebbe una svolta. Originariamente la parte dell’ispettore Clouseau, era stata affidata a Peter Ustinov, il quale prima accettò il ruolo, ma poi lo rifiutò mettendo in difficoltà la produzione, che fu costretta a intentargli una causa che l’attore perse. Peter Ustinov lavorò in seguito in Topkapi (1964), interpretando un ruolo per il quale era stato preso inizialmente in considerazione lo stesso Peter Sellers. Blake Edwards, in difficoltà per la defezione di Ustinov, decise di affidare il ruolo di Clouseau a Sellers, ancora relativamente poco conosciuto al grande pubblico, salvo per i ruoli interpretati con discreto successo in Gran Bretagna. Il primo episodio della serie de La Pantera Rosa non era in realtà basato sull’ispettore Clouseau, ma sulla figura di Sir Charles Lytton (interpretato da un magistrale David Niven); fu lo straordinario talento comico di Peter Sellers a fare innamorare il pubblico del personaggio di Clouseau e a dare il via a una serie di successivi sequel, a partire dall’esilarante Uno sparo nel buio (1964). I due film decretarono il successo di Sellers, che divenne immediatamente uno dei comici più pagati e ricercati del mondo, malgrado l’attore rimanesse scettico circa la qualità della propria interpretazione dell’ispettore Clouseau, al punto che arrivò a chiedere di non far uscire “Uno sparo nel buio” nelle sale, e iniziando a rendere difficoltosa la proficua collaborazione con Blake Edwards, il regista che sino ad allora più l’aveva valorizzato, a causa di divergenze artistiche talora futili, altre volte serissime. Poco prima dell’inizio delle riprese del terzo episodio, “L’infallibile ispettore Clouseau” (1968), Sellers abbandonò il progetto e si dichiarò deciso a non riprendere mai più il ruolo del maldestro ispettore. Subito dopo anche Edwards si rifiutò di dirigere il film, che venne realizzato ugualmente con l’attore Alan Arkin nei panni di Clouseau, per la regia di Bud Yorkin, ma ne risultò un grande fiasco. Sempre nel 1968, Sellers e Edwards toccarono l’apice del loro sodalizio artistico in “Hollywood Party”, considerato uno dei più grandi capolavori del cinema umoristico. A dieci anni di distanza da “Uno sparo nel buio”, Sellers e Edwards tornarono a girare un nuovo sequel sull’ispettore Clouseau nel 1974, con “The Return of the Pink Panther” (La Pantera Rosa colpisce ancora), seguito da “The Pink Panther strikes again”, 1976 (La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau: da notare l’erronea traduzione italiana, che facilmente può creare confusioni tra il terzo ed il quarto episodio della serie). Le riprese di entrambi i film furono tuttavia molto travagliate, a causa dei frequenti contrasti tra Sellers e Edwards. Seguirono poi ancora “La vendetta della Pantera Rosa” (1978), l’ultimo interamente interpretato da Peter Sellers, e “Sulle orme della Pantera Rosa” (1982), realizzato dopo la morte dell’attore, utilizzando 40 minuti di spezzoni scartati dai precedenti film. Tendenzialmente di indole malinconica, nonostante il grande successo e il favore di pubblico e critica, Sellers visse sempre afflitto dall’insicurezza circa il proprio talento e dalla paura di non riuscire a far ridere il pubblico, il che gli causò gravi e frequenti problemi di depressione. Inoltre, egli affermava come in realtà il vero Peter Sellers non esistesse, in quanto riteneva di non avere una personalità sua propria, ma di assumere sempre quella del personaggio che stava interpretando. Nel 1979, con l’obiettivo di dare una svolta alla propria carriera in direzione di ruoli drammatici, Sellers interpretò il film “Oltre il giardino”, accanto a Shirley MacLaine. La pellicola non venne apprezzata all’unanimità dalla critica, ma Sellers fu straordinario nel ruolo del mite giardiniere Chance, riscuotendo vasti consensi nella sua nuova veste di attore drammatico. Il suo ultimo lavoro fu “Il diabolico complotto del dottor Fu Manchu” (1980), commedia di scarso successo di cui fu anche il regista (non accreditato), oltre che l’interprete, e che fece appena in tempo a terminare prima che la morte lo cogliesse improvvisamente per infarto, il 24 luglio 1980. Nelle sue ultime disposizioni testamentarie, espresse la volontà di essere cremato e che la cerimonia funebre fosse accompagnata dal brano di Glenn Miller In the Mood: richiesta sarcastica, visto che era notoria la sua decisa avversione per questo brano.
Redazione
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