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Smart working, la ministra della Pa Fabiana Dadone puntualizza: “Il rispetto non si insegna. La pubblica amministrazione non ha mai chiuso”

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Lo “smart working” non ha voluto dire per i dipendenti pubblici “una vacanza”. L’ha affermato la ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, rispondendo alle affermazioni di Pietro Ichino. “Il rispetto non si insegna. La pubblica amministrazione non ha mai chiuso, ha sempre garantito i servizi essenziali ed andata anche oltre col lavoro di medici e forze dell’ordine”, ha sostenuto la ministra. “Ma non solo. Sono orgogliosa dell’impegno di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici: lo dico a chi fa finta di vedere solo perch la critica fa pi notizia”. “Vorrei mantenere tra il 30 e il 40 per cento dei dipendenti pubblici in smartworking anche nel post-Covid. Abbandoniamo il feticcio del cartellino, le polemiche sui furbetti, e iniziamo a far lavorare per obiettivi, con scadenze giornaliere, settimanali, mensili”. Così la ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone in un’intervista a ‘La Stampa’ parla del futuro della P.a. che immagina “più flessibile, dinamica, digitalizzata” e poi della stabilizzazione dello smart working. “Non si tradurrà solo in un ‘lavorare da casa’, ci saranno anche delle postazioni di co-working – spiega – E servirà un cambio di mentalità, nella formazione del personale e nel ruolo dei dirigenti. Chi lavorerà in smart-working e per quanto tempo lo decideranno in autonomia le diverse amministrazioni”. “Credo che questa pandemia abbia portato i nodi al pettine. È vero, ci sono state in passato delle sacche di resistenza all’interno della Pa, ma oggi è fondamentale che gli alti dirigenti di Stato rinuncino a un pezzo del loro potere e accompagnino la macchina amministrativa verso una trasformazione che non è più rinviabile sottolinea”. Lo strumento per iniziare è “la digitalizzazione – afferma Dadone – Abbiamo già agevolato l’acquisto di tecnologia da parte della Pa. Ora dobbiamo permettere alle diverse banche dati delle nostre istituzioni di parlarsi, come abbiamo previsto nel decreto Rilancio, in modo che un’informazione data ad un ente pubblico sia poi a disposizione di tutti gli altri. Ma anche qui, sarà fondamentale che amministrazioni e ministeri siano meno gelosi delle loro informazioni”.

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