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Torre Parnasi, un affare a perdere… 90 milioni

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La Corte dei Conti ha chiuso l’indagine per danno erariale a carico di Raggi e Zingaretti, ora chi paga?

 

La ricostruzione dei quotidiani Libero e Corriere della Sera.

In esclusiva a la Voce, il principe di Cerveteri Sforza Ruspoli: “Il lavoro

dei magistrati potrebbe portare alla luce una montagna di fango”

 

di Alberto Sava

 

Nei giorni scorsi è apparso il primo articolo pubblicato dal quotidiano della capitale ‘Il Messaggero’ sulla chiusura indagini della Corte dei Conti per danno erariale, legato all’acquisto della nuova sede della Città Metropolitana: un affare pieno di ombre visto che fu acquistata una delle torri costruite da Parnasi, malgrado i Vigili del Fuoco l’avessero dichiarata inagibile. Storia che ha per protagonisti lo stesso Parnasi, Zingaretti e non solo. Ieri i quotidiani ‘Libero’ e ‘Corriere della Sera’ sono ritornati su questo scandalo con nuovi articoli, che abbiamo ripreso e che oggi rilanciamo con una breve ma significativa dichiarazione, in esclusiva a la Voce, del principe di Cerveteri Sforza Ruspoli. Alessandro Giuli su  ‘Libero Quotidiano’ scrive:  “Zingaretti è finito da tempo nel mirino della Corte dei Conte che ha chiuso l’inchiesta sull’ acquisto della nuova sede della Città Metropolitana (l’ex Provincia) risalente al 2009. Si tratta del peggior affare immobiliare a memoria d’uomo, a quanto pare, poiché la presidenza ha comprato «mediante locazione con opzione d’ acquisto» una delle torri edificate dal costruttore Luca Parnasi, malgrado i Vigili del fuoco l’avessero dichiarata inagibile. Risultato: 263 milioni spesi per un palazzone da 32 piani grazie alla vendita di 20 stabili di pregio affidati a un fondo immobiliare. Il guaio, secondo la Corte, è che i beni alienati si sono svalutati di oltre 24 milioni e la metà di questi, per un valore di almeno 29 milioni, è rimasta invenduta. Stiamo parlando, fra l’altro, delle caserme dei Carabinieri di San Lorenzo in Lucina e piazza del Popolo e di altri immobili prestigiosi dislocati nel centro storico. Di qui l’accusa d’ aver causato un danno complessivo all’ erario pubblico da 89 milioni di euro, con la conseguente formalizzazione di un’indagine a carico di Zingaretti e del sindaco romano Virginia Raggi, assieme ad altre 35 persone fra parlamentari, consiglieri, funzionari e dirigenti di banca. Un capolavoro non meno imbarazzante del recente raggiro subìto dalla Regione nella partita di mascherine fantasma acquistate e mai pervenute in piena emergenza pandemica”. Sul ‘Corriere della Sera-Roma, Ilaria Sacchettoni torna su questa storia approfondendo sugli immobili dati in garanzia per acquistare la torre inagibile di Parnasi. Un palazzo ai numeri civici 20-24 di in via dei Prefetti. Un altro in via Cavour 226. Diverse palazzine in via Trionfale. Un immobile in via Antonio Musa, nei pressi di villa Torlonia. Un appartamento sull’ Appia, un altro in via Eugenio Di Mattei a Roma nord. Si tratta dei fabbricati confluiti nel fondo Upside costituito a garanzia dell’acquisto del palazzo della provincia di Luca Parnasi, il costruttore a processo per corruzione (vicenda relativa alla costruzione dello stadio di Tor di Valle).  Fabbricati che, nei prossimi mesi, potrebbero essere messi all’ asta dalle banche, titolari del debito milionario rappresentato dalla gestione del fondo. Quest’ ultimo è in scadenza (il 31 dicembre 2020) e dal 1° gennaio 2021 potrebbe scattare una decisione in merito agli immobili in questione. Altri fabbricati di grande pregio sono stati già venduti per pagare gli oneri di costituzione del fondo a garanzia dell’acquisto del palazzo di Parnasi. È il retroscena dell’affare ricostruito nell’ invito a dedurre notificato dai finanzieri del Nucleo di tutela spesa pubblica del gruppo di polizia economico finanziario a trentasette indagati, fra i quali il segretario Pd e governatore del Lazio Nicola Zingaretti e la sindaca Virginia Raggi. «Sin dalla sua costituzione il fondo ha sofferto una forte crisi di liquidità per gli ingenti oneri gestionali e finanziari sostenuti che ha costretto la Provincia a una continua ricapitalizzazione mediante plurimi acquisti di quote per evitarne il default tecnico», si legge nel documento a firma del pm contabile Massimo Lasalvia. Tra gli immobili venduti, per stare al passo con le spese derivanti dalla gestione del fondo, le due caserme dei carabinieri, quella di piazza del Popolo e l’altra (monumentale a sua volta) di piazza San Lorenzo in Lucina. Ma anche un complesso in via di Villa Pamphili 84-100, un immobile in via delle Tre Cannelle e altri in piazza Belli e via Luisa di Savoia a un passo dal Tridente. Il danno erariale contestato per la vicenda è di circa 90 milioni di euro. Ciascuno per la propria parte è chiamato a risarcire la somma. Tra gli indagati ci sono anche il deputato europeo Pd Massimiliano Smeriglio, la deputata Pd Patrizia Prestipino, il consigliere grillino Giuliano Pacetti, la vicepresidente pro tempore Cecilia D’ Elia. Sull’ affaire è in corso un’inchiesta penale della pm Laura Condemi. I reati ipotizzati dagli investigatori sono la frode fiscale, la truffa e l’abuso d’ ufficio. Secondo gli investigatori sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti e alcuni pubblici ufficiali potrebbero avere agevolato il gruppo Parnasi in un’epoca di forte indebitamento con le banche”. Su questa storia noi de ‘la Voce’ abbiamo chiesto al 93enne principe di Cerveteri, Sforza Ruspoli un commento sull’acquisto dell’edificio Parnasi, ci ha risposto così: “In merito alla vicenda della Corte dei Conti in riferimento all’acquisto del palazzo di Luca Parnasi, mi congratulo con i Magistrati della Corte dei Conti per questa importante, seppur limitata, iniziativa, che potrebbe finalmente portare alla luce una montagna di fango”.

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