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Vicenda Regeni, l’Egitto ‘sfida’ l’Italia: “Non esiste una base per fare il processo sull’omicidio, il rapimento e l’omicidio del ricercatore friulano”

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Il ricercatore Giulio Regeni brutalmente ucciso in Egitto nel 2016
La procura egiziana ha comunicato, dopo aver ”ascoltato 120 testimoni”, che ”attualmente non esiste una base per procedere con un procedimento penale sull’omicidio, il rapimento e l’omicidio di Giulio Regeni”. E’ quanto si legge in una nota della procura egiziana, nella quale si afferma che gli autori del crimine restano sconosciuti. Viene inoltre spiegato che il pubblico ministero ha incaricato le agenzie investigative di continuare il loro lavoro per identificare i colpevoli, ritirando le accuse nei confronti di quattro agenti e di un poliziotto dell’agenzia di sicurezza nazionale. La Procura di Roma, lo scorso 10 dicembre, ha chiuso le indagini sul caso dell’omicidio del ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto. A due anni dall’iscrizione nel registro degli indagati degli 007 egiziani appartenenti alla National Security, avvenuta il 4 dicembre 2018, il procuratore capo Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco, che in questi anni ha seguito l’inchiesta, hanno rispettato la deadline sulla chiusura dell’indagine contestando, a seconda delle posizioni, con il 415bis a quattro 007 oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Per un quinto agente è stata chiesta l’archiviazione.

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