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Allarme dell’Aiea: L’Iran ha cominciato a limitare le ispezioni al suo programma nucleare

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Centrali nucleari in Iran
L’Iran ha cominciato a limitare le ispezioni al suo programma nucleare. Ma intanto, secondo l’Aiea, va avanti per la sua strada: continua ad arricchire l’uranio in quantità e purezza maggiori di quanto concordato nel patto nucleare del 2015 ed espande le sue capacità atomiche. L’agenzia internazionale per l’energia atomica si è detta “profondamente preoccupata” anche sulla possibile presenza di materiale nucleare segreto non dichiarato in un laboratorio iraniano.
L’agenzia dell’Onu è certa che l’Iran stia violando l’accordo siglato nel 2015. Alla data del 16 febbraio, all’agenzia risultava che la Repubblica islamica avesse 2.967,8 kg di uranio arricchito (10 volte in più del tetto consentito, ovvero 202,8 kg), in aumento rispetto ai 2.442,9 registrati nel precedente documento del 2 novembre 2020.
E una piccola quantità di queste scorte, 17,6 kg, sono uranio arricchito fino al 20%, a un passo dai livelli che permettono di dotarsi di armi atomiche.
Secondo gli ispettori, l’Iran ha anche aumentato il numero delle centrifughe più moderne e veloci: nello specifico, gli iraniani hanno installato ‘cascate’ con 348 centrifughe di tipo IR-2m, oltre alle 5.060 macchine di tipo IR1 autorizzate dall’accordo nucleare del 2015, il cosiddetto Jcpoa, nel suo acronimo in inglese. Inoltre, gli ingegneri iraniani sono andati avanti con i preparativi per installare centrifughe ancora più avanzate e veloci, del tipo IR4 e IR6. La produzione di uranio arricchito è al centro del braccio di ferro con l’Iran. L’accordo sul nucleare consente un arricchimento fino al 3,67%, ma l’Iran ha iniziato nel 2019 a raggiungere un livello di purezza superiore a quel livello e, dalla fine dello scorso anno, è già arrivato vicino al 20%, un passo importante per raggiungere l’80% o il 90% necessario per una bomba atomica. Non solo: secondo un altro rapporto diffuso oggi dall’Aiea, l’Iran ancora non fornisce spiegazioni sull’origine delle particelle atomiche trovate dagli ispettori in diversi luoghi fino ad ora non dichiarati ufficialmente nucleari.
Secondo l’Aiea, le spiegazioni dell’Iran non sono “tecnicamente credibili” e Teheran non ha risposto a una lettera spedita da Vienna il 25 gennaio che chiedeva chiarimenti entro due settimane, nè al sollecito inviato il 10 febbraio. Proprio oggi l’Iran ha confermato l’entrata in vigore delle restrizioni alle ispezioni internazionali. Francia, Germania e Regno Unito (i tre Paesi europei firmatari dell’accordo sul nucleare) hanno condannato le limitazioni; ma in realtà l’Iran sta cercando di giocare una partita con gli Usa, perché revochi le sanzioni.
Teheran si è detta disponibile a rimuovere le restrizioni solo quando l’amministrazione Biden avrà fatto un passo indietro rispetto alle scelte di Trump. Ma in questo gioco al rimpallo, per ora le bocce sono ferme.

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