domenica, Aprile 28, 2024

Multe milionarie agli armatori ‘furbetti’

Operazione antievasione lungo il litorale. Scoperte 40 scafi con bandiera estera sconosciute al fisco. Brillanti risultati delle Fiamme Gialle del mare: controllate settantanove imbarcazioni ormeggiate nei porti turistici e approdi della costa laziale

Nell’anno appena trascorso l’attenzione del Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia tra le altre attività si è rivolta anche a contrastare specifiche forme di illegalità economica particolarmente aggressive e insidiose, come quelle scoperte a carico di alcuni proprietari di imbarcazioni da diporto, in violazione delle leggi nazionali e comunitarie sulla nautica da diporto e sugli obblighi dichiarativi dei beni posseduti all’estero. Negli ultimi anni è stato rilevato un considerevole incremento di bandiere estere issate sulle imbarcazioni da diporto di proprietà di cittadini italiani, ormeggiate presso i porti turistici e gli approdi lungo tutto il litorale laziale. Tale circostanza è riconducibile al fenomeno del cosiddetto “flagging out”, definito in economia marittima come il processo intrapreso da proprietari ed armatori di Yacht che, al fine di ridurre i costi complessivi di gestione di una unità navale (da diporto in questo caso), ricercano registri navali esteri che consentano una congrua riduzione delle voci di spesa relative, ad esempio, alle dotazioni di sicurezza, equipaggiamenti, assicurazioni e/o imposte. Pertanto molti possessori di imbarcazioni da diporto hanno preferito “emigrare”, solo sulla carta, verso registri navali esteri dismettendo così la bandiera nazionale, nel tentativo di realizzare una notevole riduzione dei costi di gestione e, in alcuni casi, di nascondere il possesso delle imbarcazioni (spesso di lusso), al fisco italiano. Gli uomini delle Fiamme Gialle Aeronavali del Lazio durante l’incessante controllo delle coste e degli approdi della nostra regione, hanno individuato nel corso del 2020, 79 imbarcazioni battenti bandiera estera, che a seguito di accurati controlli documentali, sono risultate di proprietà di cittadini italiani. Tale circostanza ha fatto scattare gli obblighi fiscali che disciplinano il possesso di beni all’estero (in questo caso le imbarcazioni da diporto) da parte di cittadini italiani, tenuti alla compilazione dell’apposito riquadro RW della dichiarazione dei redditi. L’esito delle indagini ha permesso di riscontrare per 40 di esse (per un valore complessivo di € 2.630.000), la mancata compilazione del quadro RW della dichiarazione dei redditi. Agli armatori sono state elevate sanzioni nella misura massima di € 1.122.000 per le violazioni concernente gli obblighi dichiarativi.
AGGIORNAMENTO del 9.03.2021 ore 17.29

Perché si sceglie una bandiera estera?

In economia marittima il flagging out è il passaggio, nato nello shipping, che porta un armatore a ricercare registri navali (o bandiere) che possano permettere una congrua riduzione delle voci di costo e spesa riferite, ad esempio, ad assicurazioni, equipaggi ed imposte. Per comprendere al meglio però è opportuno fare dei distinguo, non in ultimo avendo cura di individuare a quale segmento ci si riferisce, ovvero, se lo Shipping o lo Yachting e per quali scopi venga utilizzata un’unità (Diporto puro, charter, cabotaggio, trasporto passeggeri ecc.). Approfondita la spiegazione teorico del fenomeno, soffermiamoci su di essa, cercando sempre di essere obbiettivi, facendo anche qui un’ulteriore distinguo, sempre applicato al diporto, avendo cura di scindere la considerazione a fronte di un cambio bandiera, nel caso in cui l’unità utilizzata sia o meno destinata per il diporto puro o all’utilizzo commerciale. Chiarito questo importante aspetto, mettiamo sotto la lente di ingrandimento le unità destinate al diporto puro. Nel caso si parlasse di piccole unità, magari non più lunghe di 16 metri, e, salvo particolari operazioni dovute a leasing, tanto per fare un esempio, le macro differenze rispetto alla bandiera italiana (da prendere con le molle, sono molti i registri navali) si potrebbero riassumere, in chiave indicativa e non certo esaustiva, alle voci di costo riferite alla revisione della zattera di salvataggio e a quelli relativi alla quantificazione del premio, per quanto riguardano le spese afferenti l’assicurazione dell’imbarcazione. Il discorso cambia, e di molto, se si dovesse invece parlare di unità da diporto commerciale. In questo caso, e specialmente nel caso in cui l’unità fosse provvista di equipaggio, le dotazioni, oneri, imposte ecc. sono i fattori che spesso possono portare un’armatore, attivo nel diporto, e non solo, a puntare le sue attenzioni su registri più performanti e snelli, per gestire obblighi, doveri, nonché le complessità di un utilizzo commerciale. Non andando oltre nella considerazione, probabilmente, qualcuno dovrebbe anche chiedersi:“Furbetti a parte, perché tanti armatori provenienti dall’Europa e dal mondo scelgono, anziché la bandiera italiana, quella inglese, maltese e belga?”
Redazione
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