venerdì, Marzo 29, 2024

Procura di Roma, il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli presentati dal procuratore Michele Prestipino

Il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli presentati dal procuratore di Roma Michele Prestipino e dal Csm contro la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro la nomina del capo della procura della capitale avvenuta il 4 marzo dell’anno scorso. La V Sezione del Consiglio di Stato, con le sentenze nn. 3712 e 3713, ha respinto gli appelli, rispettivamente, di Prestipino e del Consiglio Superiore della Magistratura contro la sentenza del Tribunale amministrativo per il Lazio del 16 febbraio scorso che aveva accolto ricorso di Marcello Viola. Il Consiglio di Stato, confermando la decisione del Tribunale amministrativo, ritiene la delibera del Csm illegittima per due ordini di motivi. Anzitutto, perché si basa su una proposta della Quinta Commissione, interna al Csm, che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, immotivatamente aveva escluso Viola dai candidati da proporre al Plenum per la decisione, prima invece considerato da proporre. Inoltre perché il Csm ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino e di Marcello Viola. Il 13 maggio verrà trattata, invece, la domanda cautelare sull’appello di Prestipino contro l’altra sentenza del Tar Lazio che aveva accolto il ricorso presentato dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi.
LEGALI VIOLA
“Siamo estremamente soddisfatti della pronuncia del Consiglio di Stato che conferma la sentenza del Tar del Lazio e accerta la fondatezza del ricorso presentato da Marcello Viola” dicono all’Adnkronos gli avvocati Giuseppe Impiduglia e Girolamo Rubino che hanno seguito il ricorso presentato dal procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro la decisione del Csm il 4 marzo dell’anno scorso di nominare Michele Prestipino procuratore capo di Roma. “Una sentenza che sottolinea l’erroneità del giudizio del Csm dove ha ritenuto equiparabili le funzioni semidirettive e direttive e che non aveva adeguatamente valorizzato le esperienze di Viola – sottolineano i due avvocati – alla procura di generale di Firenze e alla procura di Trapani. Importante è anche il passaggio nel quale si rileva che il radicamento territoriale non può rappresentare un elemento di prevalenza nella scelta di un candidato su un altro. Ora la Quinta commissione del Csm – spiegano – dovrà rivalutare i candidati e formulare una nuova proposta al plenum tenendo conto dei paletti e dei principi affermati dal Consiglio di Stato”.
Redazione
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