domenica, Maggio 5, 2024

Report della Fondazione Gimbe: contagi Covid aumentati del 115% nell’ultima settimana

Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe sull’andamento di Covid-19 in Italia rileva nella settimana tra il 14 e il 20 luglio, rispetto alla precedente, “un incremento del 115,7% di nuovi casi (19.390 vs 8.989, +10.401)”, quindi più che un raddoppio, “mentre si confermano ancora in calo i decessi (76 vs 104, -28)”. Ma “dopo oltre 3 mesi di decremento, si registra un’inversione di tendenza dei casi attualmente positivi (49.310 vs 40.649, +8.661), delle persone in isolamento domiciliare (47.951 vs 39.364, +8.587), dei ricoveri con sintomi (1.194 vs 1.128, +88) e delle terapie intensive (165 vs 157, +8)”. Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedentemente monitorata, nel periodo 14-20 luglio si registrano le seguenti variazioni percentuali: decessi -26,9%, ricoverati in terapia intensiva +5,1%, ricoverati con sintomi +5,9%, persone in isolamento domiciliare +21,8%, nuovi casi +115,7%, casi attualmente positivi +21,3%. “Sul fronte dei nuovi casi – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si registra un netto incremento settimanale, verosimilmente sottostimato da un’attività di testing insufficiente e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti, reso ora più difficile dall’aumento dei positivi. Nella settimana 14-20 luglio in tutte le regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla precedente, e sono ben 51 le province in cui negli ultimi 14 giorni si rileva un incremento settimanale dei nuovi casi superiore al 20% e che negli ultimi 7 giorni registrano un valore assoluto di almeno 50 nuovi casi. Continuano a scendere i decessi, con una media di 11 al giorno rispetto ai 15 della settimana precedente”. “Dopo 14 settimane di riduzione degli indicatori ospedalieri – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – si registra un’inversione di tendenza con lieve incremento dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva, dove l’occupazione di posti letto da parte dei pazienti Covid rimane per ora molto bassa, intorno al 2%”. Tutte le regioni registrano valori inferiori al 10% per l’area medica e al 5% per le terapie intensive, calcola Gimbe; 7 le regioni che non contano pazienti Covid in area critica. “Si conferma un ulteriore lieve incremento degli ingressi giornalieri in terapia intensiva”, sottolinea Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe: “La media mobile a 7 giorni è di 10 ingressi/die, rispetto ai 7 della settimana precedente”. “Se da un lato è ragionevolmente certo che, rispetto alle ondate precedenti, l’aumentata circolazione del virus” Sars-CoV-2 “avrà un minore impatto sugli ospedali grazie alla copertura vaccinale di over 60 e fragili, dall’altro affidare un peso eccessivo, o addirittura esclusivo, agli indicatori ospedalieri per ‘colorare’ le regioni concretizza un ‘rischio non calcolato'” secondo la Fondazione Gimbe, che mette in guardia su questo punto nel suo monitoraggio settimanale. Gimbe indica “tre ragioni” per cui fare attenzione al dato dei ricoveri come principale parametro guida del rischio: “Fa perdere di vista il monitoraggio della circolazione del virus, la cui entità ha comunque un impatto ospedaliero proporzionale alla sua diffusione; è un indicatore meno tempestivo, in quanto la curva delle ospedalizzazioni segue con un certo ritardo quella dei nuovi casi; l’introduzione di eventuali provvedimenti restrittivi sarebbe tardiva e produrrebbe un miglioramento solo dopo alcune settimane”. “Se Governo e Regioni intendono abbandonare il parametro dei contagi – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – servono soglie molto basse per gli indicatori ospedalieri: non oltre il 5% di occupazione da parte di pazienti Covid-19 per le terapie intensive e il 10% per i ricoveri in area medica per rimanere in zona bianca”. “Se invece l’intenzione è quella di innalzare tali soglie, oltre ad accettare i rischi sopra descritti”, secondo Cartabellotta “bisogna mantenere tra i parametri di monitoraggio il numero dei casi per 100mila abitanti, aumentando l’incidenza settimanale sopra i 50 casi per conservare la zona bianca e definendo un numero standard di tamponi per 100mila abitanti per evitare comportamenti opportunistici”.
Redazione
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